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“Commossi per la profonda esperienza di Chiesa … in occasione della visita del nostro Arcivescovo.”

 30 Giugno 2019 |  Pippo | |

Carissimi parrocchiani,
siamo ancora tutti commossi per la profonda esperienza di Chiesa che abbiamo fatto domenica scorsa in occasione della visita del nostro Arcivescovo.
I momenti che abbiamo vissuto insieme sono stati tutti profondi, sentiti, autentici.
Dal nostro cuore scaturisce un grande senso di gratitudine per la paternità che il nostro Arcivescovo ci ha dimostrato con semplicità e umiltà.
Mi impegnerò a stampare il più presto possibile un libretto che contenga tutte le parole che il nostro Arcivescovo ci ha rivolto nei vari momenti d’incontro che ha avuto con noi.
Soprattutto intendo riprendere con voi l’impegno che ci ha lasciato di iniziare cammini di approfondimento della Parola di Dio: Gruppi di Ascolto nelle case, Scuola della Parola, Incontri biblici.
All’origine di questi possibili e variegati cammini ci sta comunque la domanda fondamentale: «Che SETE ho io della Parola di Gesù?». Dice il profeta Isaia: «Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare, così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata» (Is 55,10-11). Occorre che la terra del nostro cuore sia assetata della pioggia che viene dal cielo per irrigarla e renderla fertile.
Ma c’è un’altra condizione che rende possibile alla Parola di Gesù di illuminare i nostri cuori: il SILENZIO. Il primo libro dei Re ci racconta l’esperienza mistica d’incontro con Dio che il grande profeta Elia fece sul monte Oreb. «Gli fu detto: “Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore”. Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna. Ed ecco, sentì una voce che gli diceva: “Che fai qui, Elia?”.» (1Re 19,11-13). Era la voce con cui Dio parlava al suo cuore! Il nostro Arcivescovo ci ha detto che il silenzio è assolutamente necessario perché la nostra sete di Dio s’incontri con l’acqua viva della sua Parola.
C’è, infine, un’ultima presa di coscienza che deve accadere in noi perché la Parola di Dio diventi efficace nei nostri cuori: la consapevolezza che questa Parola viva è detta per me! È una VOCAZIONE che Dio rivolge a me nello stesso momento in cui mi metto in ascolto della sua Parola. È Dio che mi ama che sta parlando a me direttamente, adesso!
Illuminati da queste provocazioni inizieremo il nuovo anno, dopo la pausa delle vacanze estive, con la proposta di cammini che, insieme al Consiglio Pastorale della Comunità, decideremo.
Vostro, don Fabio.

 

L’omelia dell’Arcivescovo a S. Andrea   (video tratto dalla diretta in streaming della Messa) 23 giugno 2019

 

 

 

 

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