Per un anno e mezzo ha macinato migliaia di chilometri attraverso l’Italia con la sua bicicletta di bambù per approfondire il rapporto intimo tra l’esistenza umana e quella vegetale. L’energia nelle sue gambe ha trovato sempre maggiore impulso nella certezza che quell’armonia che sentiva sua avrebbe incontrato altri interpreti, portatori di orizzonti più ampi, da far conoscere per costruire spazi dove stare bene nella custodia della natura. “Sono giardiniere-progettista -spiega Giacomo Castana, 28 anni- Ora ho imparato a divenire regista, giornalista, blogger per poter dar vita ad un progetto “Prospettive vegetali”, iniziato con un documentario da vedere gratuitamente cercando “Botanica per tutti” su Youtube, nato da centinaia di interviste. Mi ha richiesto mesi di preparazione”. Documentario che lo ha portato a notorietà nazionale: il “Magazine” del Sole 24 Ore lo ha annoverato tra gli Under40 che stanno cambiando il volto dell’ambientalismo italiano. Attorno a lui, si è creata una community molto attiva che trova la sua ragione già nell’introduzione del lavoro della durata di un’ora e mezzo. Una ricerca che passa dal social network al biolandscape design fino ai cambiamenti climatici: “Un giardiniere ha pazienza -scrive- ma soprattutto ha ragione di scomodarsi solo per la bellezza, per la cura e la crescita. Siete voi quel bosco che sognavo nascesse dai semi che ho messo a dimora in tutta Italia. Pronto ad accompagnarvi tra le pieghe di una ricerca sulle millenarie relazioni tra la nostra specie e i vegetali, ho ragione di credere che non ci sia nulla di più attuale e urgente che studiare le piante e conoscere noi stessi”. E’ un viaggio di conquiste emotive e di stupore che apre porte su porte. Comprende anche incontri varesini, come Gioele Porrini di Varesina Orchidee, che ha dedicato la vita alla loro coltivazione. Uno di quei “lavori-passioni”, così lo definiscono, che li ha fatti divenire “animali da serra” in un continuo dialogo con le piante. Piante che rispondono alla gentilezza, piante sensibili alla musica, piante migranti. Sfilano i volti degli intervistati, “i migliori attori”, li definisce Giacomo, nel trasmettere la loro comunanza con la natura. E alla scaletta fissa di domande che si era preparato a mano a mano si sono sempre aggiunti nuovi quesiti in un campo che è divenuto sempre più vasto. “La tutela dell’ambiente passa attraverso la tutela del sé, non facendosi inquinare -ha spiegato una guardia forestale toscana nel rispondere alla domanda riguardante la fiducia nelle future generazioni- Bisogna saper stappare i sensi per non lasciarsi intasare e per non identificarsi con le proprie voglie. E’ necessario imparare a fare silenzio, apprezzare il tempo vuoto: è lì che i giovani troveranno il loro futuro, non facendosi proiettare sul mondo, ma dentro, dal mondo”. “Tu essere umano, sai che ti nutri degli escrementi del mondo vegetale? -chiede un etnobotanico, cultore di resine- Perché l’ossigeno è ciò che produce come scarto una pianta. Dovremmo, quindi ringraziare le piante per le loro deiezioni!”. Gli intervistati scorrono ben alternati sullo sfondo di uliveti, campagne, giardini considerati terapeutici ed energetici, tra musei etnografici, della civiltà contadina, creati da giovani, tra piccoli produttori che garantiscono una molteplicità di offerte contro l’omologazione, tra etnopsichiatri che studiano la psiche attraverso le piante, tra innamorati della sughera, ritenuta compagna benefattrice. Quello che emerge dal tutto è la grande giardiniera, madre natura. “Noi dobbiamo solo vigilare e comprendere -afferma un intervistato- Un albero pieno di afidi è un magnifico ristorante per gli animali che vi si nutrono, i lombrichi sono grandi interpreti che trasformano l’inorganico in organico”. Il gran finale è stato con il paesologo, poeta, Franco Arminio: “Le piante non hanno il sentimento della precarietà e questa è la loro grazia, che si traduce in gloria per gli uomini, quando accettano questa profonda verità”. E’ ben diverso il Giacomo scaturito da questo lungo viaggio: desideroso ancora di allargare le maglie di un ambito che si è rivelato sempre più vasto e nel contempo di creare giardini che si sposano con la natura”.
Federica Lucchini