COME SARA’ LA VITA NEL FUTURO?
di felice magnani
Sono ormai trascorsi i tempi in cui si andava a prendere l’acqua al pozzo, lontano da casa, oppure quando ci si lavava nel catino, versando l’acqua della brocca preparata la sera prima. Le strade non sono più attraversate dagli asini e dai cavalli e le donne non vanno più al fiume o al torrente a lavare i panni con la cenere. Gli uomini non hanno più i visi scavati, coperti di rughe, la schiena curva e le mani dure e ossute. La kawasaky 500 ha preso il posto della vecchia Guzzi, il Suv domina dall’alto, le bici in carbonio con undici cambi fanno volare e una colata di bagni schiuma profumati domina incontrastata il desiderio di benessere della gente comune. Se una volta si appoggiava l’orecchio a una vecchia Mivar o a una radio Marelli per ascoltare Tutto il calcio minuto per minuto o si usava il telefono duplex per risparmiare, oggi si vive e in molti casi si sopravvive grazie alle straordinarie scoperte della tecnologia umana. In brevissimo tempo l’intelligenza ha dimostrato la sua capacità di dare risposte convincenti a chi la sa usare, fornendo all’umanità innovazioni stupefacenti, capaci di trasformare radicalmente il mondo del lavoro, la vita sociale, la cultura e tutto il campo relazionale. Il processo di adeguamento alle nuove tecnologie è ancora in corso e in molti casi procede a rilento, ma è la via del futuro. La parte giovane della società civile è quella più preparata, grazie anche a una scuola in cui la formazione consente di apprendere con rapidità i linguaggi delle nuove tecnologie. I giovani sono un esercito all’avanguardia, capace di lavorare e comunicare con il mondo. La ricerca procede a vele spiegate in virtù di un forte supporto informatico, ma la parte adulta della popolazione soffre ancora di analfabetismo tecnologico, dovuto al fatto che la rete non la coinvolge anzi, in molti casi la taglia fuori, creando sacche di povertà sociale, morale e intellettuale. L’impegno dei governi è ancora frammentario, ci sono paesi infatti in cui l’innovazione procede con estrema rapidità e in modo organico, mentre in altri è ancora potenzialmente bassa. Dunque la vita ha già iniziato a cambiare, ma dovrà cambiare ancora di più. Il futuro parla il linguaggio di un potere sempre più alto e sempre più invisibile, forte della sua straordinaria capacità di governare le economie, di orientare il campo degl’investimenti, di sviluppare una galassia bancaria che diventerà l’azienda leader del futuro, un’azienda che dominerà il mondo, che detterà le sue regole, che dichiarerà guerra al microcosmo dell’investimento bancario e aziendale, che ci dirà quali regole dovremo seguire per continuare a essere presenti nella storia dell’umanità. L’uomo umano, quello che ha fatto parlare di sé con le sue genialità architettoniche e con la sua predisposizione naturale alla pittura e alla scultura, con la sua versatile abilità letteraria, quello che ha costruito la parte nobile della filosofia, della matematica e della scienza, l’uomo navigatore e l’uomo pensatore dovranno convertirsi alla pratica della digitalizzazione economico finanziaria, dovranno entrare in una dimensione, privata in molti casi della sua connotazione umana. Il rischio di una pianificazione dei cuori e delle anime è già in uno stadio avanzato. Parlare al telefonino e vivere curvi sulla tastiera di un computer è parte integrante del nostro vivere quotidiano, quello che assorbe lo spazio emozionale, il sudore delle mani, che pretende di riconvertire quella libertà alla quale abbiamo dedicato il nostro coraggio e la nostra intelligenza. Nessuno vuole abdicare alle sfide future, nessuno ha la pretesa assurda di non riconoscere la bellezza dell’intelligenza umana e della sua capacità di interpretare e riorganizzare il mondo, nessuno però può essere ridotto in schiavitù da eccessi o estremismi che potrebbero cancellare per sempre le parti nobili della natura umana. Oggi viviamo il tempo di una globalizzazione che rischia di pianificare tutto, di cancellare per sempre la natura economica, sociale e morale di un popolo, le sue leggi, la sua storia, la sua capacità di essere espressione ampia e convincente di una creazione che apre, a chi ne sente la necessità, le porte di una vita che non finisce, che vuole uscire dall’involucro corporeo che la materializza, per liberare la forza perseverante dello spirito, quella parte che si lega indissolubilmente al trascendente. Dunque un futuro incerto, difficile, complesso, dove povertà e ricchezza potrebbero aumentare la loro distanza, il loro atavico antagonismo, un futuro dove il linguaggio dei sentimenti e delle emozioni potrebbe solidificarsi, lasciando l’uomo in preda a una pericolosa sofferenza d’identità. Da più parti si vocifera che i poveri saranno sempre più poveri e i ricchi diventeranno sempre più ricchi e che l’intelligenza mieterà le sue vittime, dimenticandosi della sua identità naturale, del suo essere via di promozione e consolidamento alla realizzazione di una libertà civile e cosciente. Viviamo una crisi che sradica e confonde, che pianifica e immobilizza, che ha deciso di togliere di mezzo quelle forme di umanesimo che hanno caratterizzato la nostra rivoluzione umana, religiosa e sociale, il nostro desiderio di concorrere alla realizzazione di un mondo più bello e più vero, capace di rifondare quel dinamismo sociale che trova i suoi generosi supporti nella qualità di una intelligenza mai scontata, mai sconfitta, mai sottomessa, capace di essere accanto all’uomo anche quando questo si dimentica di lei per buttarsi nelle braccia della licenziosità morale e sociale. Come sarà dunque la vita nel futuro? Sarà solo materia ed economia? Sarà sottomessa a poteri occulti, incapaci di calarsi nei sentimenti universali del genere umano? Come si svilupperà il nuovo campo relazionale? Come saranno i rapporti interpersonali? E il mondo del lavoro? Di certo andiamo verso un mondo che impone adeguamenti sostanziali e dove l’intelligenza, nelle sue variabili culturali e sociali avrà un posto di primo piano, determinando radicali passaggi di qualità nei quali si evidenzieranno una volta di più le linee del nuovo sviluppo sociale. Se ci guardiamo attorno, ci rendiamo conto fin da ora che ci sono fasce di popolazione che viaggiano a velocità sostanzialmente diverse. La distanza è dunque già molto evidente. Da una parte abbiamo una popolazione che sopravvive con mezzi di sussistenza assolutamente inadeguati e precari, dall’altra abbiamo invece quella prosperosa dell’investimento finanziario, della vita tecnologica e la lontananza cresce vertiginosamente, sviluppando mondi contrapposti e antagonisti, incomprensioni che rischiano di solidificarsi fino al punto di creare dei veri e propri muri oltre i quali non è possibile andare. Il sistema digitale ha creato una sorta di dipendenza assistenziale, si pone nella condizione umana con sistemi e modalità che vorrebbero creare una sorta di paradiso delle emozioni, un paradiso condizionato, orientato, dove tutto trova risposta e nulla rimane insoluto. Il problema vero però è che le risposte, nella maggior parte dei casi, sono pronte, determinate, orientanti, già definite e non lasciano spazio alla ricerca personale, quella che cresce e si sviluppa dentro la nostra umanità, quella che si confronta con il sistema dei sentimenti e quello delle emozioni, con i sussulti del cuore e quelli dell’anima. E’ in questa direzione che si rendono necessari passaggi educati graduali e costanti, capaci di conservare le parti nobili della natura umana, quelle che ci consentono di essere veramente diversi, autonomi e indipendenti, capaci di caratterizzazioni che alimentano di bellezza la nostra avventura umana.