QUEL SACERDOTE CHE NON DIMENTICO
di Felice Magnani
E’ difficile dimenticare chi ha condiviso con te un percorso anche se breve, perché in molti casi basta poco per conoscersi e poco per conservare un ricordo sincero e profondo. Come ho conosciuto don Luigi Colnaghi? E’ stato padre Roberto Comolli, allora priore dell’Eremo di Santa Caterina del Sasso che me lo ha indicato in occasione di un video sull’Eremo. Mi sono trovato di fronte quel prete con due occhi furbi e dolci, dotato di una straordinaria capacità di rendere semplici anche le cose difficili. Abbiamo parlato di molte cose, in particolare di monsignor Tarcisio Pigionatti, che conosceva benissimo. Due preti con due amori comuni: il ministero sacerdotale e la montagna con i suoi colori, le sue musiche e la sua bellezza. Don Luigi amava moltissimo l’Eremo di Santa Caterina del Sasso, l’amava al punto che, forse, quella chiamata se l’aspettava. Quando gli mostrai il testo deve essergli piaciuto subito, perché mi fece accomodare e iniziò a provare subito suoni e accordi. Era felicissimo e la sua felicità salì alle stelle quando lo invitammo all’Eremo insieme al Coro Prealpi, per provare le musiche. Credo che l’esperienza del video su Santa Caterina del Sasso sia stato un momento di arricchimento per tutti. Ogni volta che rivedo quelle immagini e ascolto quelle musiche, non posso fare a meno di ricordarmi di quella figura di prete che, tra uno spartito e l’altro, mi invitava ad ascoltare il canto serale degli uccellini che trascorrevano la notte sui rami della pianta più grande del giardino parrocchiale. Don Luigi era così, semplice, ma vigoroso e creativo, culturalmente molto preparato, capace di rimettere la modernità al suo posto, con quello spirito fortemente educativo, che è stato il sale della sua vocazione cristiana.