“Come Gesù ha incontrato gli apostoli sul lago di Galilea e ha rivelato loro il mistero della vita, così ha incontrato Daniele sul suo lago. Ora Daniele è nel mistero di Dio”. L’incipit dell’omelia del vicario pastorale della comunità, don Carlo Colombo, ieri nella chiesa parrocchiale di santa Maria Nascente e san Giorgio, è stata all’insegna dell’essenzialità, come è stata tutta la cerimonia, in un clima di dolore composto. Il “cuore” del lago era raccolto in quelle quattro pareti che non sono bastate a contenere tutti i presenti, rimasti sul sagrato. Quelle persone che vivono il lago quotidianamente. Tutti stretti attorno alla sorella Mariangela, al fratello Vittorio, ai parenti. Mamma Rita e papà Carlo (il “Carlin del Pizz”, come è conosciuto) non erano presenti per motivi di salute. Ma, come ha spiegato il sacerdote, le telecamere presenti permetteranno loro di rivedere la cerimonia da casa. “Quel giorno, l’antivigilia di Natale, in cui Daniele ci ha lasciati, il pesce che stava pescando avrebbe caratterizzato un pranzo di Natale, come gli era stato richiesto -ha continuato don Carlo- Il Natale di Cristo è entrato in lui e gli rivelato il mistero. Il silenzio si è fatto preghiera ed è diventato pace. Questa pace ha avvolto l’incontro di Cristo con Daniele. Che questa pace accompagni i familiari per il resto della loro vita”. In prima fila accanto alla bara c’erano i rappresentanti della Cooperativa Pescatori: i loro volti dignitosi, ma trasfigurati dal dolore, sono il simbolo del clima che si è vissuto durante la cerimonia. Seduti uno vicino all’altro, il presidente Gianfranco Zanetti, pescatore, come Luigi Giorgetti, conosciuto come il “Negus”. Visi scolpiti dalla fatica, dal sole, dall’orgoglio di un mestiere che per loro è la vita. Accanto a loro l’amministratore della società, Paolo Giorgetti, in rappresentanza del padre Ernesto tra la folla, l’on. Giancarlo Giorgetti, già presidente e figlio di Natale, una vita sull’acqua. Due generazioni che rappresentano l’anima del lago. Tutta la cerimonia è stata un inno alla semplicità, nel suo valore più autentico. A partire dal canto di san Damiano, eseguito dalla corale in apertura, all’omelia, alla preghiera finale con cui la comunità ha salutato Daniele: “Dammi, o Signore, un sacco pieno di vento da riversare nelle mie vele quando la bonaccia degli anni mi tiene in porto. Dammi, o Signore, una tempesta ogni tanto a farmi ricordare che la calma piatta non è che una sospensione della vita vera. Dammi, o Signore, un faro e una scogliera da cui guardare il mio lago, anche quando i miei occhi si chiuderanno”.
Federica Lucchini