– “Che cosa esce dai fumi del cementificio Colacem? Dobbiamo garantire la salubrità delle nostre realtà. Manca la conoscenza del dato reale quotidiano”. L’intervento dei due sindaci, Gianpietro Ballardin di Brenta e Fabrizio Anzani di Cittiglio ieri in municipio hanno sintetizzato la preoccupazione dei paesi prossimi alla cementeria Colecem, a seguito del cambio di combustibile nel CSS (combustibile solido secondario) ex CDR (combustibile da rifiuti) La conferenza stampa del Comitato Ambiente Verbano, presieduta da Paolo Paliaga – indetta per rendere nota la lettera firmata da sei sindaci sulla richiesta ufficiale di approfondimento di indagine sulle condizioni di salute del territorio – è terminata con la volontà di collaborare fra tanti attori tra cui Provincia, l’A.T.S. Insubria, i comuni, la Colacem. Il Comitato, infatti, aveva recentemente richiesto un progetto di VIS (valutazione di impatto sanitario) all’Istituto dei tumori di Milano e all’Istituto Mario Negri, presentato in sede pubblica il 27 novembre del 2015 presso il comune di Cittiglio. Alcuni comuni hanno anche stanziato una parte della cifra necessaria al finanziamento del progetto per cui la richiesta dei sei sindaci (Ballardin, Anzani, Samuel Lucchini di Gemonio, Davide Matera di Caravate, Ercole Ielmini di Laveno Mombello, Fausto Antonio Pagani di Sangiano) potrebbe essere vicina al traguardo desiderato. Tramite la mediazione della Provincia, la ditta ha proposto di voler finanziare e sovrintendere un’analisi sulle condizioni di salute dei cittadini nell’area operante sull’azienda. Il nodo della questione è, come ha già sottolineato Paliaga in una comunicazione alla Provincia, “il fatto che la validità dell’indagine deve poter essere verificata da un organismo scientifico terzo, che possa collaborare, migliorare un progetto di monitoraggio. La validità di un’indagine sulla salute dei cittadini è particolarmente delicata e complessa e riteniamo che non possa essere l’azienda a commissionare l’indagine, scegliendo in autonomia il soggetto scientifico deputato allo studio. Immaginiamo che al tavolo scientifico possano sedersi soggetti individuati anche dalle istituzioni del territorio e dal comitato per far sì che il modello di analisi sia credibile e adeguatamente approfondito”. Sia Anzani, come l’ex assessore regionale Leonardo Salvemini, hanno evidenziato la criticità del fatto che l’azienda monitorata commissioni uno studio ponendosi nel ruolo di controllore. Puntuali e chiari gli interventi della dott. Tettamanzi e dell’epidemiologo dott. Pisani dell’A.T.S. Insubria che hanno spiegato i limiti dell’analisi. Decisivo l’intervento di Salvemini che ha rivolto l’attenzione al principio precauzionale, legato all’individuazione anticipata di un potenziale pericolo. Se la Colacem avvallasse tale principio diventerebbe portavoce della salubrità e in primis ne guadagnerebbe a livello pubblicitario. Un valore che si aggiunge al fatto – sottolineato da Anzani che “è una realtà che collabora con i comuni ed è una fonte di lavoro”. All’incontro erano presenti anche gli altri primi cittadini o loro rappresentanti e Mario Capolli, direttore Colacem.
Federica Lucchini