ALL’OSPEDALE, TRA ANTICHE CERTEZZE E NUOVE SPERANZE.
DALL’ ESPERIENZA DI UN PAZIENTE
di felice magnani
Per capire meglio i problemi bisogna viverli dal di dentro, soprattutto quando la vita ti costringe ad aprire gli occhi sulla realtà, quella che tocchi con mano, che ti rovina addosso senza dirti quando e senza chiederti scusa, lasciandoti spesso in uno stato di profonda frustrazione. E’ quando ti trovi a combattere le battaglie della vita che ti rendi conto di quanto sia importante quel mondo di cui hai sentito parlare e che hai osservato spesso da lontano, un mondo fatto di camici bianchi, di lettini, di spazi asettici, di uomini e donne che a un certo punto della loro vita hanno deciso di dedicare la propria a quella degli altri, a quella parte di mondo che ha un grande bisogno di sentirsi accompagnato fuori dalle paure che turbano la sua innata voglia di vivere. E’ quando hai bisogno della scienza medica che ne comprendi l’utilità e la bellezza, è come se all’improvviso quel mondo che tenevi lontano per paura che contaminasse la tua idea di benessere, ti facesse capire l’importanza di sentirti aiutato, seguito, accompagnato, scoprendo che dall’amore prende forma quella fiducia che crea relazioni e veicola i pazienti verso una possibile guarigione. E’ nel momento del bisogno che la verità si svela in tutta la sua forza e in tutta la sua bellezza, quando anche il minimo può diventare il massimo, quando la presenza di quel camice bianco significa la certezza che il medico, l’infermiere e il personale paramedico sono accanto a noi per il nostro bene, per permetterci di dare un senso compiuto alla nostra vita, per riempire le nostre giornate di nuova speranza. Che cosa mi ha colpito di più di quel mondo che ho incontrato all’Ospedale? La sua capacità di essere con la gente, di parlare e di ascoltare, di saper dimostrare coi fatti che rappresenta un punto fermo nella speranza delle persone. Quando sei lontano, quando osservi quasi con una punta di presunzione la vita che ti passa accanto, ti sembra tutto così inverosimile, al punto che rimuovi anche solo la possibilità che ti possa ammalare, che ti possa capitare qualcosa di brutto o di inaspettato, perché continui a pensare che i tumori appartengano a un altro pianeta e che una mattinata in bicicletta non potrà mai trasformarsi in un dramma. Eppure i drammi esistono e non si fanno preannunciare, arrivano all’improvviso, colgono di sorpresa, al punto che quando ti svegli nel lettino dell’Ospedale capita che non ricordi più nulla, è come se un vento gelido, all’improvviso, ti impedisse di voler pensare a quello che ti è successo. E’ in questi momenti che cerchi disperatamente dentro di te il senso di quel mondo che ti sta accanto e ti parla per rendere più umano il dramma che hai dovuto affrontare, è nei momenti difficili che scopri chi è realmente quel personale che si muove di giorno e di notte accanto a gente che chiama, urla, si lamenta, perché ha bisogno di aiuto. E’ in quei momenti che la presenza di quei camici diventa indispensabile, senti di non poterne fare a meno, capisci che continuiamo a vivere grazie a quel personale che corre, che parla e che ascolta, che presta la propria opera ininterrottamente per restituire il sorriso a chi lo ha perso e fatica a ritrovarlo. All’Ospedale del mio paese ho incontrato professionalità e comprensione, mi sono reso conto, forse per la prima volta, che una buona parola detta al momento giusto può modificare radicalmente uno stato d’animo. Sono passato attraverso i periodici controlli e le prescrizioni dell’Ortopedia, tra giovani medici operativi e dinamici, capaci di arrivare fino in fondo all’animo umano, con quell’attenzione e quella sensibilità tipica di molte storie del passato, quando il medico non era solo lo scienziato di turno, ma anche la persona che spendeva parole di incoraggiamento e persino battute ironiche sulla vita e le sue incongruenze. Sono stato più volte controllato e orientato da una bravissima fisiatra, di lei mi hanno colpito la professionalità, l’impegno, il sorriso, la sua voglia di essere sempre all’altezza della situazione. Le sue parole mi hanno incoraggiato soprattutto all’inizio, quando diventava difficile convincersi che forse un giorno sarei potuto guarire. Il mio trauma da caduta in bici è stato drammatico, sarebbe potuto andare molto peggio se l’impegno sanitario non fosse stato al top, se tutto non avesse girato in modo perfetto. I trenta giorni di fisioterapia nella palestra dell’Ospedale sono stati accompagnati da competenza e professionalità di altissimo livello. Forse per la prima volta ho capito quanto fondamentale sia la presenza sul territorio di un Ospedale, di una sanità dinamica, appassionata, con lo sguardo teso a trovare le giuste soluzioni per dare un senso compiuto alla vita dei pazienti. Non posso non fermarmi a riflettere sul lavoro delle fisioterapiste che s’impegnano nella palestra dell’Ospedale. Ho capito quanto il loro lavoro sia importante e quanto fondamentale sia averne una accanto che si prenda cura della tua situazione, senza mai farti mancare quell’incoraggiamento che in alcuni momenti crea le condizioni di tanti piccoli miracoli. I miracoli della Fisioterapia li puoi toccare con mano, soprattutto quando ti convinci che ti permettono di riconquistare quel movimento che un terribile incidente avrebbe potuto negarti per sempre. Grazie alla fisioterapia sono uscito dall’incubo, ho ricominciato a respirare a pieni polmoni, con la convinzione che all’inferno si possa entrare, ma che si possa anche uscirne se ben accompagnati. Non ringrazieremo mai abbastanza i nostri Ospedali, non ringrazieremo mai abbastanza quel personale che vediamo sfilare nelle corsie, mai fermo, sempre di corsa, sempre pronto a tendere una mano ai piccoli e grandi drammi della vita. La Sanità occupa una posizione primaria nella nostra storia, è il nostro riferimento fondamentale, quello che ci permette di guardarci attorno con fiducia, per questo va alimentata, aiutata, valorizzata, protetta e potenziata, deve godere della massima attenzione da parte di tutti. Per questo anche la scuola deve fare la sua parte, deve creare le condizioni perché i giovani si possano avvicinare allo straordinario mondo della scienza medica con la passione di chi comprende fino in fondo l’importanza e la bellezza di poter un giorno diventare medico o infermiere. La malattia non è mai una condanna, è un momento di passaggio che apre il cuore e la mente a nuove visioni, a una nuova capacità di capire quanto sia importante essere coscienti che la nostra vita abbia sempre accanto qualcuno che sia in grado di riconsegnarle il giusto profilo e la giusta dimensione. Per tutto questo ringrazio il personale medico, paramedico e infermieristico dell’Ortopedia e della Fisioterapia di Cittiglio, quel personale che con impegno e professionalità accompagna verso la guarigione chi ha subito i piccoli e grandi drammi della vita quotidiana. Un grazie anche all’OBI del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Circolo di Varese.