Dalla rivista del 2011 riproponiamo i Cinquanta “perché” di Alberto Palazzi
“Chiamo questa regione del Lago Maggiore il Paradiso terrestre”, scrisse John Ruskin. Si ritrovarono d’accordo anche Casanova, Stendhal, Wagner, Dumas … e tanti altri.
I nostri paesi restano un rarissimo angolo di mondo dove si respira ancora giusto, tanto che l’”appartenenza” mi fa sentire orgoglioso.
Cerco di spiegare con cinquanta “perché” le ragioni di questo mio compiacimento.
Cinquanta “perché”
- Perché qui ci sono nato
- Perché la gente è cortese, le notti tranquille, il cielo luminoso
- Perché le campane suonano spesso e contrariamente alla regola danno un suono piacevole
- Perché la stradina ombrosa che s’incurva nel bosco è la nostra Via Montenapoleone, ma con più sentimento
- Perché arrivi con lo sguardo giù, giù, e magari, se sei fortunato, becchi anche un triangolo di lago
- Perché con Innocente Salvini il nostro paesaggio esprime anche i sentimenti
- Perché un bel libro lo puoi leggere sotto la magnolia di casa mentre il merlo canta la “primavera” alla sua compagna d’amore
- Perché quella sera, passeggiando nel prato, sento un mormorio intenso, acuto e disarmonico d’insetti. Null’altro
- Perché ad Arcumeggia i muri grondano di arte, di storia e di poesia
- Perché l’insalatina dell’orto è ancora più buona se ci triti dentro l’erba cipollina, che nasce fra i sassi, lì, sul muro
- Perché “mi pareva il più bel paese del mondo, il luogo di tutte le delizie, dove ogni casa, ogni pianta, ogni ciottolo delle rive aveva parole per me…” (Piero Chiara)
- Perché tutti sono rivali di tutti, ma ci vogliamo (abbastanza) bene
- Perché quando passi dalla stalla del Giuan di vach, respiri ancora il profumo del latte appena munto
- Perché al cimitero del paese gh’è giò i mè gent
- Perché il lago di Varese è meraviglioso. Così
- Perché al Forte di Orino, la mattina della domenica, c’è sempre qualcuno disposto a offrirti un bicchiere di vino
- Perché il suono delle campane a mezzogiorno irrompe sulle nostre fatiche come una ventata fresca
- Perché l’accento dialettale risulta delizioso (addirittura formidabile nei rapporti amorosi).
- Perché viene un senso di conforto quando in paese si vanno accendendo le luci dei casolari, piccole fiammelle di un enorme presepe
- Perché ti ritrovi sulla porta il merlo infreddolito dalla neve
- Perché c’è chi tiene ancora al Varese
- Perché c’è chi non tiene (il vino)
- Perché non siamo più “provinciali”, ma paesani connessi con il mondo, capaci di collegarsi con l’intero pianeta
- Perché “O campagnola bella, tu sei la reginella, negli occhi tuoi c’è il sole, il colore delle viole delle valli tutte in fior…”
- Perché c’è gente che sa quello che vuole e se ne infischia dei fatti del mondo
- Perché in paese c’è gente che conosce tutti i segreti dei fiori, delle piante, degli animali…
- Perché c’è anche gente che “non posso crederci ancora adesso che la terra è rotonda”, ma è comunque simpatica
- Perché una Chiesa come quella di San Pietro c’è davvero
- Perché c’è anche un Castello come la Rocca di Orino
- Perché la Maria “la vureva naa a Laven a videe ul batèl” e il Franceschin ce l’ha portata
- Perché posso meditare il silenzio delle cose, osservare il varieggiare dei colori, il gioco acrobatico degli scoiattoli e ascoltare il cicaleccio delle gazze
- Perché nelle sale del Chiostro di Voltorre, specialmente quando fa nuvolo, si odono ancora i passi leggeri dei monaci e il muto linguaggio delle loro preghiere
- Perché certi spettacolosi crepuscoli, Luigi Conconi li dipingeva dalle terrazze del Chiostro
- Perché a funerale c’era tutto il paese
- Perché il Piero mi saluta con parole buone che conciliano con la vita semplice.
- Perché su quell’erba ove una sera fummo felici, tutte le notti i grilli ci cantano una serenata
- Perché Il dialetto ha dentro la storia della nostra gente, il profumo del maggese, l’odore del bucato con la cenere…
- Perché i nostri paesi mostrano le rughe, ma è il loro bello
- Perché cosa me ne faccio io di una macchina grossa che tanto non mi muovo mai da qui
- Perché è bello passeggiare nell’effrore umidiccio dei boschi
- Perché nel paese magari sei solo, ma ti fa compagnia l’eco del vicino, l’eco del bello e della storia
- Perché al mercato di Gavirate “cugnossi un poo tucc”
- Perché al Supermercato non è obbligatorio andarci
- Perché se hai avuto la fortuna di fare l’amore in un fienile, hai toccato il top dell’eros
- Perché in cima alla nostra montagna nasce il giglio martagone (e il Darico ogni anno saliva a coglierlo per regalarlo alla mamma nel giorno del suo compleanno)
- Perché la solitudine dei vecchi cascinali, che s’annidano ai margini delle selve, è di conforto nelle passeggiate solitarie
- Perché c’è l’Eremo di S. Caterina, con la sua “divina immensità di viste”
- Perché quand dà giò ul soo gli amici mi aspettano al bar per un bicchiere di vino assieme
- Perché i boschi sono le nostre cattedrali
Perché questa “è la terra che io fui seminato/ vita ho vissuto che dentro ho piantato” (Edoardo Sanguineti)