Ci sono momenti in cui recuperare un volto, un sorriso, una parola o una frase vale tutta la ricchezza del mondo. E’ bellissimo ricordare quella volta in cui hai incontrato una persona che ha speso una bella parola per ricambiare la tua dedizione, quella volta in cui hai lottato e faticato per capire e farti capire, per far passare un messaggio di solidarietà e di amore senza alzare i toni, quasi soffocandoli per non farti sentire, per lasciare che l’amore per la vita potesse uscire come un fiume in piena fino a lambire il cuore e la mente di chi in quel momento aveva deciso di leggere o di ascoltare. Nella ricerca di retrospettive emergono di solito figure che il destino ci ha concesso di conoscere e di frequentare senza mai premere in eccesso sulle qualità o sulle negatività, lasciando sempre un pensiero in sospeso da riprendere in un giorno di primavera, quando la vita che si rinnova ha bisogno di un sentimento leggero per rafforzarne la fragranza e la bellezza. Molti sono i volti che abbiamo incontrato e amato, quelli della madre, del padre, dei fratelli, dei parenti, poi abbiamo preso il volo e ci siamo posati sui ricordi del maestro e della maestra, del professore e della professoressa, del medico e del sacerdote, del sindaco e dell’amico, della prima ragazza che ci ha fatto battere il cuore e poi via via siamo cresciuti osservando più da vicino i volti di chi, anche da lontano, riusciva a far battere d’affetto e di condivisione il nostro petto, ponendoci interrogativi ai quali non avevamo mai fatto caso e che all’improvviso ci cadevano addosso, imponendoci riflessioni a cui non eravamo abituati. Ritrovare un volto è come riordinare una storia, è come riannodare un legame interrotto, è come avere la certezza che si possa ritrovare la bellezza in una interiorità che non pensavamo potesse esistere. E’ nel sorriso di una persona amata che si riapre il sogno di una vita, è nella volontà di continuare ad amare che il filo non si consuma, si rafforza e ci spinge a essere più aderenti a quello che avremmo voluto essere, fare o diventare. Ci sono volti che non ci hanno mai abbandonato e che sono diventati nostri proprio quando ci hanno lasciato. Solo dopo molto tempo le parole hanno assunto il loro significato profetico e salvifico, solo molto dopo ci siamo resi conto di quanto fossimo stati fortunati a poter ascoltare, osservare, condividere, apprezzare, lasciandoci avvolgere, per poter poi rileggere con la giusta sensibilità il motivo di un brivido, di una lacrima, di un sorriso, di una vibrazione arrivata a toccare le corde più intime della nostra umanità. Non sempre le figure che hanno acceso la nostra curiosità facevano parte di una storia vera, in taluni casi erano verosimili, figlie di un’intuizione, di una fantasia oppure di un desiderio inconscio o di bisogni affettivi che andavano oltre le necessità reali, con la grande capacità di alimentare la nostra voglia di conoscenza, di fare bene, di essere all’altezza della situazione, di capire qualcosa di più della nostra storia personale. Sono stati anche la fantasia e la penna di abilissimi scrittori che ci hanno permesso di imparare a leggere qualcosa di più vero e di più profondo rispetto a quella concatenazione quotidiana di cui si corre il rischio di diventare schiavi, quasi senza accorgersene. Se abbiamo imparato a entrare nella fantastica bellezza della condizione umana lo dobbiamo anche alla forza affettiva di maestre e maestri che avevano il dono profetico dell’amore filiale, alla loro capacità di emozionare uomini e donne che imparavano giorno dopo giorno a capire che l’essere umano è davvero straordinario e che per amarlo occorre conoscerlo, incontrarlo, bisogna frequentarlo e accompagnarlo, parlando e discutendo, lasciando da parte l’ansia di un giudizio affrettato o peggio ancora di un pregiudizio alimentato da strati sottili di cattiveria. Sono molte le persone che ci hanno accompagnato e che continuano ad accompagnarci con l’esempio che ci hanno lasciato. Spesso rispuntano proprio come fiori in primavera, per sollevare l’animo umano dai pesi di una vita che non concede tregua, ci regalano di nuovo un sorriso e una speranza, insegnandoci che la natura ha sempre un motivo in più per farci sorridere, per dimostrarci che nulla è perduto e che basta poco per riaccendere la ricchezza che portiamo dentro quasi senza accorgercene. Persone o personaggi? Si tratta di uomini e donne famosi e non, ma anche di giovani che hanno capito anzitempo da che parte stava l’energia profetica della verità, cosa si doveva fare per ricambiare la civilissima fatica di un amore. Di giovani ne abbiamo incontrati tanti e con loro abbiamo condiviso alcuni momenti fondamentali della nostra vita comunitaria, con loro abbiamo lottato e condiviso per capire qualcosa di più dei nostri errori e delle nostre presunte certezze, insieme abbiamo cercato di trovare strade meno accidentate, pensando al bene, anche quando l’orizzonte era sempre un pochino lontano e diventava complicato stabilire contatti. Nel volto, nello stile e nell’eleganza abbiamo depositato la nostra tensione del bello, lo abbiamo accolto sotto forma di visione, ma anche di racconto, di musica e di recitazione, ci siamo lasciati sedurre e condurre per mano da uomini e donne che sapevano dare il giusto valore a una parola, a una frase, a una rima, a una nota, a un senso o a un doppio senso e insieme abbiamo percorso un cammino senza mai buttare via niente, perché il segreto era quello di raccogliere con cura ogni cosa che potesse diventare utile al momento giusto. Ripensare, riannodare, ricollegare, riabilitare, restituire, si tratta comunque di ritrovare nell’infinito quella parte di noi che sopravvive, che continua a lottare, che continua a sperare, a credere, a gioire e a piangere, anche dopo che il sole è sceso abbondantemente dietro l’orizzonte. Non dimenticare dunque, ma conservare quello spazio attivo in cui il senso occupa con gioia la sua parte, fornendo tutto ciò che è necessario per superare i momenti difficili, quelli in cui l’essere umano è molto spesso solo con il proprio pensiero e con la propria esistenza, aspettando che il dolore scompaia e che la speranza torni a risplendere nei sottili giochi di luce che illuminano la spinta profetica della luce solare. Ritrovare nella delicata dolcezza del silenzio il volto sorridente di chi ci ha indicato un cammino può essere l’inizio di una nuova vita magari meno confusa e assillante, più capace di ritemprare l’immagine dissuadente della dimenticanza.