Spesso si è dibattuto sul ruolo del tema, sulla sua unicità nell’essere fonte rielaborativa efficace di elementi da valutare. Le riforme lo hanno criticato e in alcuni casi declassato, ritenendolo un reperto storico, quel vecchio caro tema scritto con il grembiulino nero e con la farfalla azzurra, grande quasi come il viso di un alunno. Si sono cercate la modernità, la fantasia, la creatività, sottolineando che altre forme creative avrebbero potuto mandare in pensione quel caro rompiscatole. Sta di fatto che gli esami d’italiano scritto, dalle elementari alle superiori, hanno come prova finale d’esame proprio lui, il tema. Malgrado tutte le nuove correnti di pensiero, le invenzioni scientifiche, gli schermi elettronici e telematici, il grande vecchio della scuola italiana resiste, eccome se resiste. Qualcuno afferma che è l’unico capace di raccontare le storie, i sentimenti e le fantasie dei ragazzi, l’unico che incarni l’italianità della comunicazione scritta. Il tema è lo specchio fedele di com’è una persona, è la persona stessa che diventa pensiero, cuore, ragione, sogno, utopia, realtà, territorio nel quale prende forma e si completa un carattere.
Nel tema c’è l’uomo con i suoi profili umani e intellettuali, con la sua capacità di cogliere e trasformare la realtà. E’ un veicolo terapeutico, perché concilia la voglia di comunicare che è dentro di noi, il desiderio conscio o inconscio di gettare un ponte tra l’essere e il divenire, tra lo spirito e la materia. Il tema ci abitua a entrare nella vita, nelle sue articolate e vascolari promiscuità, ci concede lo spazio e il tempo per costruire il nostro pensiero. Grazie al tema il docente valuta il livello di maturità raggiunto, la capacità critica e intuitiva, l’uso della lingua italiana nelle sue variabili morfologiche, semantiche e sintattiche, la verità e la fantasia, il sogno e la realtà. Qualcuno afferma che non sia facile da adottare. Certo, come tutte le variabili espressive ha le sue regole, peraltro abbastanza chiare e trasparenti, ha un suo codice di comportamento, ma è liberale, lascia all’uomo la facoltà dell’analisi o della sintesi, molto dipende dal manovratore linguistico. Con il tema si torna a visitare se stessi secondo la prassi dell’analisi introspettiva, della ricerca interiore, della capacità di conoscersi, di scoprire le parti più nascoste della coscienza o di un carattere. E’ uno strumento per leggere la spontaneità dei ragazzi, il loro senso critico, la loro maturità, la loro voglia di dibattere il mondo attraverso la comunicazione scritta. Nel tema si legge il senso della vita, le sue alterne fortune, i nostri comportamenti, la nostra capacità di sorridere o di piangere, di cancellare o di eternare, di far vivere le mille emozioni che teniamo gelosamente nascoste. Con il tema partecipiamo alla coralità di un’esistenza che si tinge di famiglia, di scuola, di sogni e di desideri, creiamo momenti di riflessione e permettiamo a chi ha il compito di raccogliere di farlo con la certezza di interpretare i sogni dei nostri ragazzi. Dunque lasciamo che questo documento continui a fluire nel circuito scolastico con tutta la sua spontanea irruenza, favorendo quel clima introspettivo che consente di stabilire un rapporto più vivo e diretto con l’uomo e la realtà che lo circonda.
Il tema – Francesco Guccini