Frequentare la scuola con entusiasmo, studiare con impegno, collaborare con i docenti, approfondire le materie di studio, allargare il più possibile la propria proiezione culturale con la partecipazione a eventi, manifestazioni, saggi, vivere intensamente la conoscenza come momento di più stretta collaborazione con la storia e con quel mondo che ci ruota attorno, stabilire contatti, sono tutti elementi che aprono il cuore e l’animo a una libertà matura, capace di saper investigare e leggere in modo solidale e consapevole quel mondo che chiede di essere vissuto e capito con sobrietà e intelligenza. Trasformare l’istruzione in cultura e la cultura in maestra di vita è un passo decisivo verso una forma sempre più cosciente di cittadinanza, dove l’intelletto non resta scatola chiusa, ma diventa osservazione e riflessione aperte sulla storia di un mondo che muta rapidamente la sua forma e la sua sostanza, cogliendo spesso di sorpresa chi non s’appella alla forza chiarificatrice della conoscenza. Molti dei problemi nascono dal non conoscerne a fondo l’origine, la natura, l’evoluzione, dal non avere l’attrezzatura necessaria per decodificarli, mettendoli in luce, capendone l’identità. Una persona che non sa vive in uno stato di perenne sudditanza, subisce il dominio di chi orienta le personalità a proprio vantaggio. L’ignoranza non permette di essere liberi, di capire il senso di un’azione, di una regola, di una legge, impedisce di esprimere con autorevolezza i propri diritti, riduce drasticamente la volontà, la capacità di interagire, di stabilire buoni rapporti interpersonali, di intraprendere relazioni profonde con se stessi e con gli altri, di capire bene fino in fondo quali siano quei valori capaci di dare un volto soddisfacente all’ esistenza. La conoscenza è base, punto di partenza, molla che permette di entrare a pieno titolo nella vita, diventandone protagonisti, con una chiara coscienza delle responsabilità che attendono. La libertà si realizza quando capiamo il rapporto che esiste tra il sé e il loro, tra l’io e il noi, quando si rompe la barriera dell’egoismo, per fare spazio a una visione più ampia di quella realtà con la quale stabiliamo una fitta rete di corrispondenze. La libertà è un atto di maturità ed è maturo chi sa gestire in modo cosciente quella fitta rete di rapporti che vincola l’io individuale alla vita comunitaria, nella quale realizza con pienezza l’identità e quindi anche la propria libertà. Il pericolo esiste quando si ha la convinzione che la libertà abbia bisogno di essere posizionata, di trovare una conferma morale, di sottomettersi per potersi realizzare. E’ in questi casi che subentrano le sottomissioni, l’idea che esista una verità talmente perfetta e omogenea da estromettere la libertà personale. In questi anni contrassegnati da una profonda crisi identitaria a tutti i livelli si sente la mancanza di un’educazione alla cultura che riconsegni il diritto a una libertà vera, libera e indipendente, capace di ragionare con la propria testa, di non diventare succube di chi s’inventa presuntuosamente arbitro della vita degli altri. La cultura come espressione dell’io creativo, della vocazione alla bellezza, di un’idea di civiltà che rinasca, che si faccia strada, che rilanci la forza rigenerativa dello spirito umano, assoggettato alle mire espansionistiche di un economismo senza scrupoli, volto a tiranneggiare le nazioni e i popoli, per confonderne la visione storica, morale, sociale, politica e culturale. Mai come in questi momenti la libertà ha bisogno di essere aiutata, promossa, amata, sorretta e fatta vivere, mai come oggi la cultura assume un ruolo fondamentale nella ripresa spirituale di un popolo fortemente frustrato da un’illusoria felicità. Mentre i grandi poteri si arrogano il diritto di sfidare l’idea di nazione e di costituzione, mentre un certo tipo di pseudocultura tende a spegnere la vocazione all’identità storica, mentre il denaro, il potere e la ricchezza si contendono una libertà vincolata agl’interessi individuali, si assiste a un generale impoverimento di tutta l’area creativa della genialità umana. In questo contesto diventa importante rimettersi a studiare, a coltivare l’approfondimento individuale, ricreando un sistema educativo vivo, capace di riannodare, di rilanciare, di far crescere di nuovo la vocazione al fare, al progettare, al vivere con entusiasmo la fede nella vita e nella bellezza di cui è portatrice. Ben venga l’ordine economico, ma se è ben sintonizzato con l’umanità della gente, con i valori, con la voglia di poesia di un popolo che ha ben chiare le sue radici, il suo punto di partenza e soprattutto la sua genialità, quella genialità che è stata capace di regalare al mondo rari esempi di letteratura, scultura, pittura, musica, architettura e di vera e grande santità. Oggi la libertà s’impatta spesso con chi la risolve privandola della sua sostanza etica, svuotandola di contenuti e relegandola spesso al ruolo di escutrice testamentaria della superficialità umana. Ogni campo del sapere corre oggi il rischio di subire una forte depredazione, è come se all’improvviso bastasse una pillola per restituire la forza e la bellezza di un mondo interiore, è come se la vita si fosse ridotta aun’operazione finanziaria, a una combinazione chimica e che tutto il resto fosse stato messo da parte per evitare che l’umanità potesse di nuovo fare uso della capacità di formulare un’analisi critica, rimettendo in campo una visione più organizzata, più umana e più solidale di tutto il campo relazionale. C’è una parte di libertà che sconfina spesso nell’appropriazione indebita, nell’antagonismo cronico, quello che non permette al mondo di collaborare, di unire le forze, di combattere una battaglia in nome di un bene che veda tutti, nessuno ecluso, impegnati e coinvolti. Anche nelle piccole realtà ciascuno coltiva il particolare, dimenticandosi che il bene comune è un valore immenso e unitario, un valore che richiede il massimo della collaborazione e della comunione. Una società non smette mai di imparare, di riesaminare, di fermarsi a riflettere se quello che fa ha una ragione logica, se corrisponde alle attese, quelle che si toccano con mano, che si vedono, che non hanno bisogno di grandi predicazioni per farsi capire, quelle che magari costano pochissimo, ma che rappresentano il senso vero e profondo del bisogno e della necessità. Mantenere in vita una democrazia non è un gioco, è un impegno durissimo, che richiede coerenza, coesione, unione, collaborazione, capacità di lasciare per un attimo il particolare per entrare in un ordine molto più ampio, dove i problemi sono di tutti e dove la loro soluzione richiede una revisione che parta prima di tutto da chi siamo, da cosa facciamo, da come lo facciamo, dal perché lo facciamo. L’antica filosofia mediterranea ha ancora una sua valenza cognitiva, è ancora all’origine di un revisionismo che sappia fornire risposte vere, serie, fuori da quelle forme di becero conservatorismo in cui non c’è quasi più posto per un rinnovamento reale di una società fortemente compromessa da una fortissima dose di ingiustizia e di illegalità
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