“C’è bisogno di tutto per i feriti, gli sfollati. Abbiamo bisogno del vostro aiuto!”. Padre Volodymyr Misterman, sacerdote cattolico della chiesa greco-cattolica ucraina che risiede nella canonica di Caldana dall’estate scorsa, parla veloce, con la voce agitata. Da quando è scoppiata la guerra nel suo Paese, il suo telefono è rovente. In seguito ad un accordo tra il suo metropolita Svhatoslav Schevchuk e il nostro arcivescovo Mario Delpini, è il punto di riferimento della sua comunità, formata da famiglie e da badanti, presenti a Varese, Gallarate, Meda. Tutti i connazionali si rivolgono a lui. E lui vive sulla sua pelle il dolore di persone che frequenta quotidianamente. Ha modo di ascoltarle nelle confessioni e durante la messa nella chiesa di san Martino a Varese, la domenica. Già per loro era il “faro”, a maggior ragione lo è ora. Da giovedì la sua vita è diventata frenetica. Ha notizie di prima mano ed è preoccupato per la sua famiglia: due suoi nipoti sono partiti per la guerra e la sua città natale è stata attaccata. “Il gas e il petrolio valgono più della vita umana innocente -continua- Noi ucraini abbiamo sempre combattuto, ma per difenderci, mai per conquistare. Ricevo telefonate da persone che mi chiedono come possono contribuire e sento la vicinanza della chiesa ambrosiana, della curia. I sacerdoti del decanato di Besozzo mi hanno manifestato la loro solidarietà. Giovedì scorso alle ore 15 io e don Fabio Giovenzana, parroco della comunità pastorale Sacra Famiglia di Cocquio, abbiamo recitato il rosario nella chiesa di Sant’Andrea”. E il filo diretto con monsignor Giuseppe Vegezzi, vicario episcopale di Varese, è continuo, nella preghiera. “Venerdì scorso sono salito al Sacromonte: dalle 15, ogni ora, fino alle 23, abbiamo recitato il rosario di fronte alla immagine della Madonna perché la preghiera e il digiuno sono le uniche armi che ci possono aiutare a porre fine a questa guerra”. Ieri invece c’è stata una veglia per la pace alle ore 21 presso la chiesa dei Cappuccini, organizzata dalla voce ecumenica delle chiese cristiane (battista, cattolica, luterana, metodista, anglicana, ortodossa). Come sarà possibile aiutare concretamente la popolazione ucraina? “Proprio perché la guerra è appena scoppiata non si saprebbe come trasportare viveri e medicinali calcolando i costi del trasporto e il pericolo delle bombe -spiega-
L’unica possibilità per ora è quella di inviare contributi all’Esarcato Apostolico Centro Anticrisi (IT4P0503410100000000044187) oppure consegnarli presso le sedi della Caritas, specificando che sono a favore dell’Ucraina. Qualora arrivassero sfollati, allora, l’aiuto non sarà solo in denaro”.
Federica Lucchini