Un tesoro di competenza e di esperienza in cerca di casa. Casa che deve contenere anche un patrimonio materiale prestigioso costituito da 18 teatrini, oltre 70 burattini, scenari, testi che hanno accompagnato il loro creatore, Chicco Colombo, in quarant’anni di vita artistica. Un fiore all’occhiello per Varese che diventerebbe città detentrice di una ricchezza messa a disposizione dei suoi cittadini e in particolare dei giovani che avrebbero l’opportunità di conoscere l’arte dei burattini dal vivo. Ma il Comune di fronte a questa donazione tace. “Sarà la pigrizia o la mancanza di case?”, si chiede l’offerente a cui urge un’altra domanda: “E a quando?”. E mentre regna il silenzio da parte dell’amministrazione comunale (la domanda è stata consegnata oltre due anni fa), l’artista, attivo dal 1978, la cui bravura trova conferma in un vasto pubblico fidelizzato e in molti riconoscimenti, spiega: “Io ho un compito, essendo padrone di un mestiere caratterizzato da una molteplicità di aspetti: devo formare i giovani che hanno avuto poche opportunità di conoscere questa arte. Non ci sono scuole né enti privati che possono colmare questa lacuna”. Il suo diventerebbe un luogo di formazione dove avviare un’attività in tal senso, “giacché -prosegue- la domanda per questo tipo di iniziativa è alta. Lo dimostra il pubblico pagante che affolla i teatri. La finalità è di creare una compagnia stabile di giovani burattinai che raccoglierebbero il mio testimone e si potrebbero inserire in quel prestigioso progetto regionale denominato “la via dei burattini”, che per ora trova solo spazio a Bergamo, grazie alla Fondazione “Benedetto Ravasio”.
Ripercorrere la storia artistica di Chicco è affascinante. Parte dalla sua decisione di “mollare la fabbrica, il lanificio Thomas di Brusimpiano”, sottolinea, in cui era occupato come disegnatore di stoffe per lavorare da attore nel teatro per ragazzi, denominato “Del Sole” a Milano. Nella sua narrazione emergono tante casualità che l’hanno portato dritto dritto verso la strada dei burattini che sembra essere stata creata per lui. Colui che l’ha aperta è stata il nonno di Betty, sua moglie, proprietario di una segheria a Besozzo, che conosceva un anziano burattinaio, dal 1964 in pensione. E quando la moglie gli propose di venire a recitare nella scuola elementare di Bernate, ci volle del bello e del buono perché riprendesse l’attività. “Io che non sapevo cosa fosse il teatro dei burattini mi dissi: “Questo è il mio lavoro!”. C’è un’immagine che non scorda: lui, sotto la neve nel gennaio del 1978, nel cortile di Gualberto Niemen (questo il nome del suo maestro) a Biandronno a costruire il teatrino che ha ancora. Così mentre l’anziano si rimise in pista con tanto entusiasmo a costruire burattini a disegnare scenari colorati con pigmenti in polvere, lui nell’arco di un anno ebbe la visione completa del suo mestiere. Fondò il “Teatro dei burattini di Varese” con il cognato Massimo Colombo, frequentò la scuola di specializzazione per teatranti con burattini, pupi e marionette, organizzata dal Piccolo Testro di Milano, conobbe un mondo straordinario fatto di linguaggi artistici e di materiali moderni, alla ricerca di strumenti espressivi suoi. Poi l’incontro con colleghi famosi a livello internazionale, la partecipazione a decine di festival, la scelta di stare sul territorio per costruire una storia di fidelizzazione con il suo pubblico. Quest’estate un’ulteriore soddisfazione: a Campi Bisenzio, nei pressi di Firenze, l’assegnazione del primo premio a lui e alla moglie da parte di una giuria di giornalisti per lo spettacolo “Cartina”: “Due artisti di grande esperienza -recita la motivazione- hanno reso alla perfezione i loro personaggi e hanno saputo viaggiare in perfetta sintonia e sincronia”.
Federica Lucchini
Foto dal web – post Chicco colmbo