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Cazzago Brabbia – Un detto dialettale “paes d’avocatt, paes de matt”

 3 Dicembre 2018 |  Pippo | |

Un detto dialettale tuttora in circolazione lo definisce “paes d’avocatt, paes de matt”, in riferimento al fatto che tra i suoi abitanti in passato si sono distinti alcuni avvocati noti nei fori di Varese e Milano per la loro cultura ed estrosità. Detto confermato anche da un altro adagio che lo cita come “paes de ‘e nebia e de ‘e scienza”. Che Cazzago Brabbia sia nebbioso è assodato. Che la scienza e i matti, invece, vadano d’accordo lo dimostra proprio la presenza tra i suoi 850 abitanti di spiriti bizzarri, colti, originali. Fra le loro fila se ne contano parecchi. La cultura sta di casa in questo luogo dal fascino particolare dove la pesca l’ha fatta da padrone per secoli, lasciando nel suo Dna quello spirito coraggioso che si ingegna di fronte ad ogni difficoltà e tramanda un sapere atavico. Come non partire da Luigi Stadera, che, parallelamente alla passione per il lago, ha studiato la tradizione e quindi il dialetto, che è la sua lingua, con la stessa metodologia della cultura alta? Sono 20 i libri scritti da lui che ci permettono di risalire alle nostre radici con stupore e orgoglio. “Alla ricerca storica -spiega Amerigo Giorgetti conosciuto per le sue innumerevoli pubblicazioni- si chiede le domande di tutti noi: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo. La risposta viene trovata nell’appartenenza al luogo-comunità che diventa il punto di vista privilegiato per la visione del mondo”. E allora, ecco che le ghiacciaie da lui approfonditamente studiate -solo per fare un esempio- diventano luoghi non più silenziosi nella loro coltre di pietra, ma piene di vita comunitaria. In punta di piedi viene avanti l’Ernesto Giorgetti, uno degli ultimi pescatori del lago, che preferisce il suo stile appartato, fatto di quel silenzio che gusta appieno l’anima del lago, per raccontare le sue storie di vita lacustre. Accanto, il figlio Paolo, ingegnere di sistemi aerospaziali, docente all’Università Professionale della Svizzera a Lugano. Con il suo libro “Pescatore d’inverno” ci lancia un messaggio diverso e in qualche modo positivo sul lago di Varese, ponendo attenzione alla dinamicità dell’ambiente e al comportamento delle specie animali. Ora si fanno spazio due signore del lago, Betty Colombo e Rosella Orsenigo. Entrambe col palcoscenico nel sangue e la voglia di raccontare l’anima dei personaggi e dei luoghi con quell’attenzione tutta femminile attenta ad ogni sfumatura. La prima ha una gestualità che affascina. Dire che i suoi testi di cui ha una copiosa produzione fanno vivere lo spettatore in una dimensione atemporale è pura verità. La seconda nei suoi scritti ha spaziato nelle tradizioni locali, negli epistolari di guerra, raccontando speranze, emozioni, in modo così preciso che un suo libro è stato richiesto dalle biblioteche di grandi Università. In questo convegno di scrittori cazzaghesi non manca un altro docente universitario, Federico Pigni, figlio di Rosella, Ordinario al GEM (Grenoble Ecole de Management) di Grenoble, autore assieme ad un collega di un testo adottato in oltre 150 università americane, e il marito di Betty, Chicco. E chi non ha assistito a uno dei suoi 37 spettacoli di burattini scritti da lui? Il cerchio non è ancora chiuso. Ora si fa avanti un laureato in Filosofia Teoretica, appassionato di cultura popolare giapponese, in particolare dei manga, dei cartoni animati, di fantascienza: è Massimo Nicora, ex sindaco, che ha pubblicato saggi e volumi su Mazinga e Goldrake. E da ultimo proprio in punta di piedi arriva Gianfranco Bianchi, ex assessore. Le pagine de “L’ultima maratona” trasudano di amore nei confronti del figlio, del cui ritorno alla vita lui è stato l’artefice.
Federica Lucchini

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