Il parco della storia della pesca sul lago di Varese. Tale diventerà tra pochi mesi il cosiddetto lago di piazza, il lungolago di Cazzago, con il posizionamento dell’ultima barca originale che serviva per la pesca collettiva con il “rierùn” (Realone), una grande rete a sacco, prima in canapa, poi in cotone per la pesca della tinca. In origine proprietà della Cooperativa Pescatori, è ora di proprietà comunale in seguito alla donazione della famiglia Stadera. Verrà posta accanto alla casetta dei pescatori, sede della Cooperativa, la quale si è fatta carico della spesa della struttura che la proteggerà. E’ una bella storia quella che sta dietro a questo manufatto di straordinaria importanza, una vera e propria testimonianza storica, fino alla metà del secolo scorso.
Per bambini della scuola elementare di Cazzago e Inarzo, quando la videro abbandonata nel bosco quattro anni fa con la sua elegante ampiezza, era una “balena” spiaggiata. Furono loro a chiedere che fosse “liberata” e la richiesta fu accolta dal sindaco Emilio Magni, dall’allora consigliere Gianfranco Bianchi: fu avviato il restauro con la collaborazione di più di un’ottantina di persone che hanno aiutato, finanziato e offerto il materiale per renderla più bella. Posizionata a gran fatica con i suoi 9,30 metri di lunghezza sotto il portico della scuola elementare, ha visto all’opera in particolare quattro volontari Stefano Stadera, che sull’onda di Pinocchio, è stato definito “Lucignolo domatore”, da Luigi Zabattini “mastro Ciliegia d’ascia”, da Giannantonio Perin “mastro Geppetto falegname” e da Antonio Chelo “Grillo parlante tuttofare”. Hanno lavorato duro, ore e ore, per tanti sabati. In quel legno c’è la loro fatica e la volontà della comunità di riproporre una memoria collettiva.
A tale pesca, che vedeva la presenza di due barche (il “san Pietro” e il “san Paolo” quello recuperato), partecipavano più di venti pescatori, che partivano di norma al mattino presto in una zona del lago fissata precedentemente. L’operazione di restauro ha rappresentato una iniziativa di riscoperta e salvaguardia delle proprie radici e della propria storia. Merita, quindi, di essere esposta proprio adiacente la struttura, la già citata casetta dei pescatori, che conserva la grande caldaia dove venivano tinte le reti con le castagne d’acqua e alla cui sommità fuoriesce in bella mostra, il “rierùn”. In un angolo vicino, un “bertavello” ed altri tipi di rete. Ad accogliervi in questo angolo di lago, il “Negus”, uno degli ultimi pescatori professionisti che tutte le mattine sfiletta il pesce all’ingresso. Poco distante il lavatoio e dall’altra parte la “volta d’amore”, già abitata fino al 1500 a.C., come hanno rilevato i recenti studi archeologici.
Federica Lucchini