Già cominciano ad emergere le prime testimonianze del sito palafitticolo che per ben 2500 anni ha visto fervere la vita nella cosiddetta “Volta d’amore”, come la chiamano i cazzaghesi, una insenatura poco lontana dal lungolago.
Se oggi con la barca la si attraversa nulla ci permette di capire che questa è stata una realtà abitativa molto vivace per così lungo tempo. Per scoprirlo, bisogna guardare sott’acqua.
Così hanno fatto martedì scorso l’ispettore onorario, Paolo Baretti, che coordinerà le ricerche subacquee, finanziate dalla Regione e dal Comune, l’archeologa Sabrina Luglietti, accompagnati dal sindaco Emilio Magni. La grande conoscenza di Baretti, dal punto di vista archeologico del nostro lago, ha fatto sì che con una attenta osservazione e con il remo, movendo il limo e le alghe, si potessero già vedere alcuni pali.
“La finalità di questo intervento – hanno spiegato i due esperti – è quello di individuare cosa è rimasto e l’estensione massima della palafitta Ponti, come è stata chiamata a seguito del grande interesse che nella seconda metà dell’Ottocento la famiglia, proprietaria del lago, le aveva riservato”.
Il fare luce su questo piccolo insediamento abitativo – che risale al primo Neolitico (4000 a. C.) ed è stato abitato fino al Bronzo recente (1500 a. C.) – è una soddisfazione per i due archeologici: “Ci auguriamo che questa fase preliminare – interviene l’archeologa – getti le basi di una successiva ricerca per poter meglio dettagliare la vita di questo piccolo villaggio organizzato, rilevando la pianta delle singole capanne. Avremo modo di conoscere uno spaccato di vita di questi uomini che vivevano di caccia, di pesca, di raccolto a anche di commercio.
Perché l’attuale intervento non sia solo riservato agli addetti ai lavori, verrà realizzato un video subacqueo, disponibile su Internet”. Sarà, inoltre, posizionato un campo boe perché la navigazione non disturbi quello che resta della vita di migliaia di anni fa, anche nella stazione di “Bodio Centrale”, come è definito il sito palafitticolo che vedrà all’opera i due archeologi.
La ricognizione, effettuata martedì, ha portato anche alla sua chiara individuazione, resa possibile dalla trasparenza dell’acqua. Realtà abitativa già studiata, e che ha fatto emergere la presenza di pali uno di fianco all’altro: segno di una attenta manutenzione. Quando uno cominciava a deteriorarsi, veniva subito sostituito.
Federica Lucchini