CARAVATE: E’ MANCATO IL PROFESSOR FLAVIANO POZZI, UN INSEGNANTE CON LA I MAIUSCOLA
Per molti anni docente di Francese alle Scuole Medie di Cittiglio
di felice magnani
E’ difficile parlarne al passato, perché con lui ho condiviso molti anni della mia vita docente, ho parlato a lungo di giovani adolescenti, di voti, di giudizi, di comportamenti, di rapporti familiari, di tattiche e strategie. Flaviano non era un professore come tanti, era unico. La sua professione non terminava alla fine delle lezioni, proseguiva per interi pomeriggi, mentre camminava con il sottoscritto tra i sentieri di Brinzio alla ricerca dei funghi porcini. Era un passionale conoscitore della storia di boschi e sentieri, sapeva indicarti esattamente sotto quale faggio si celava l’inebriante bellezza di una nidiata fungina e te la indicava mettendoti alla prova. Erano attimi di pura empatia, un contatto idillico con quella natura che sapeva sorprendere e sollecitare, mitigare l’irruenza di un giudizio o una persistente incomprensione, al punto che la narrazione assumeva toni paterni e fraterni, colorando di umanità l’immagine davvero magica dell’insegnamento. Con lui potevi parlare di tutto, ma capivi che il suo chiodo fisso era la psicologia umana con le sue chiusure e le sue aperture, capivi che era un innamorato della scuola, anche quando la trattava con distacco e persino con quell’ironia che poteva in alcuni momenti essere prossima al sarcasmo. Di solito mimava con un sorriso furbissimo il suo dissenso, ma non lasciava mai nulla in sospeso, contestava apertamente gli errori nei quali s’imbatteva, apprezzando qualsiasi sforzo per capire meglio il prossimo. Era sempre propenso alla mediazione, chiamando in causa la professione con i suoi diritti e i suoi doveri e sui doveri era davvero intransigente, si rendeva conto che spesso i fallimenti erano figli di una cattiva gestione dell’autorevolezza, quella che non arrivava empaticamente al cuore dell’alunno, limitandosi a un freddo giudizio estetico. Il professor Pozzi era stimato dai ragazzi, dai docenti, dai dirigenti, era un insegnante d’altri tempi, che sapeva coniugare l’ufficialità della professione con una visione fortemente empatica della condizione docente, di cui capiva pregi e difetti, generosità , bravura e inadempienze. Con lui ho vissuto un’amicizia molto bella, in parte legata alle avventure scolastiche, alla storia di alunni, di comportamenti, di vita vissuta, di regole e valori, in parte correlata a interessi comuni, su un terreno che ci univa anche con motivazioni diverse, nello spirito stagionale di una Valcuvia che alimentava il nostro desiderio di una scuola più aperta, più socratica, più territoriale, meno soggetta alle chiusure di insormontabili protocolli.