– Non siamo nel Kazakistan, a Bajkonur, la più vecchia base di lancio al mondo, da cui il 12 aprile 1961 è partita la capsula Vostok con a bordo il primo uomo nello spazio, Jurij Gagarin ma nella rurale via san Rocco. Eppure qui, in mezzo al verde del Campo dei Fiori, un lavoro di équipe efficientissimo e motivato ha ricostruito il modello della capsula in scala 1:1 che verrà per la prima volta esposta nel salone polivalente nell’ambito della mostra fotografica di rilevante valenza didattica e scientifica “Astrolandia”, aperta dal 15 aprile al 15 maggio. E’ un luogo che ha una atmosfera particolare il laboratorio dell’artigiano del legno Antonio Paganoni, che tutti conoscono per la sua passione rivolta al mondo degli astri. Un luogo dove il legno e la pietra convivono perfettamente. Ora è una piccola Bajkonur, mentre nel marzo del 2012 all’ingresso un cartello così recitava: “Welcome to Comerio/ space center Apollo 16/ Nasa/ Commande Module Casper”. Era il momento della ricostruzione di Apollo 16, scala 1:1 che sarebbe stata esposta a Villa Recalcati con grande successo nell’ambito della mostra “Esplorando da Galileo alla conquista della Luna”, organizzata da Foam 13. In questi giorni questo luogo tra grandi macchinari è una fucina di lavoro all’insegna della precisione. Fuori, le due semisfere costruite con assicelle di abete, tagliate tonde: osservandole ci si chiede come la grande passione e la forte motivazione possano condurre alla creazione umana. Sono in sette che lavorano in perfetta sinergia: lui, Antonio, e l’ingegnere Dario Kubler assieme a Mauro Prevedello, Eligio Sacchi, Silviero Scudelleri per la parte strutturale e la finitura esterna.
Kubler e Riccardo Tresca inoltre si sono anche impegnati nella ricostruzione della strumentazione di bordo mentre Lorenzo Martinoli si occupa degli interni metallici e del sedile eiettabile. Il tempo scorre veloce – un anno ha richiesto il tutto – ma non basta mai a poter soddisfare la gioia di dare origine ad un “oggetto” così particolare. Dopo essere stato verniciato come è tornato sulla Terra, cioè in parte rovinato dalla caduta, verrà esposto su un basamento. “La soddisfazione è quella di divulgare la conoscenza – spiega Antonio a nome dei collaboratori – E’ questo che ci accomuna. Ci sarà quindi una continuità nella nostra esperienza”.
Nella mostra saranno visibili altre riproduzioni di Antonio: il pendolo di Foucault e il grande cannocchiale, modello Fraunhofer, lo strumento a cui è particolarmente legato, considerata la difficoltà della realizzazione. Entrambi si ammirano nel palazzo municipale di Comerio ed ora al Centro polivalente, all’interno delle tante proposte che la mostra “Astrolandia” offre.
Federica Lucchini