Verrà proiettato un docu-film nella seduta del consiglio comunale di lunedì 10 febbraio alle ore 20,30 in sala “Sandro Bunella”. E’ intitolato “Debre Libanos”, sottotitolato “Il più grande massacro di religiosi e fedeli cristiani avvenuto in Africa”, diretto da Antonello Carvigiani. Già proiettato da TV2000, viene riproposto dal sindaco Danilo Centrella a testimonianza della sua volontà e di quella della giunta di cancellare il nome della via “Pietro Maletti” (1880-1940), il generale che tra il 20 e il 29 maggio 1937 fu l’artefice materiale della strage in Etipia, occupata allora dagli italiani, seguendo gli ordini impartiti dal viceré Rodolfo Graziani. “Grande rispetto per il suo valore militare -spiega il primo cittadino- testimoniato dalla medaglia d’oro, ma piena condanna per la sua azione”. La via si trova di fronte alla chiesa di sant’Andrea e per chi aveva deciso la titolazione, questa era motivata dal fatto che prospiciente è la casa di proprietà del generale e successivamente dei suoi famigliari. “E’ una scelta morale: il mio paese che ha saputo dar vita a più di venti associazioni, basate sulla felice convivenza, non può tenere sul suo territorio un ricordo simile, nel segno del rispetto a tutta la comunità cristiana e di ogni chiesa, in ogni parte del mondo. I cittadini avranno un ruolo attivo nella scelta della nuova denominazione”. “Liquidazione completa” aveva telegrafato Maletti a Graziani quando era stato concluso il massacro nel villeggio monastico di Debre Libanos, il più celebre e popolato santuario del cristianesimo etiopico nel quale furono uccisi circa 2000 tra monaci e pellegrini, ritenuti conniventi con l’attentato subito il 19 febbraio dal viceré. Fu un’accurata regia per causare il massimo numero di vittime, oltrepassando le regole di una operazione militare per colpire la resistenza etiopica e il cuore della tradizione cristiana. Furono trafugati i beni sacri e deportati centinaia di sopravvissuti in campi di concentramento o località italiane. “Tali azioni -riprende il sindaco- sono state in seguito giustificate con la meschina scusa di “obbedire agli ordini”, anche se gli ordini impartiti si opponevano ad ogni principio morale. Come è tragico il tentativo di dimenticare. Ma il mio paese non dimentica!”. C’è stata una figura a Cocquio, Cesare Crugnola, operatore ecologico che anni fa aveva lottato, inascoltato, perché venisse tolta l’intitolazione al generale dalla scuola primaria, ora non più funzionante. Lo riteneva un orrore.
Federica Lucchini