“C’è una foto che faccio fin –dalla prima edizione del Campo dei Fiori Trail. Una foto che scatto sempre nello stesso momento, quando il buio scende ad avvolgere gli ultimi concorrenti sul percorso e i lampioni illuminano di luce fioca gli ultimi metri prima di quel traguardo sempre agognato. E’ l’ora in cui quasi tutti se ne sono andati e solo gli irriducibili, incuranti del freddo e del buio, si raccolgono davanti a quella porta dove attenderanno fino all’ultimo concorrente, perché anche lui abbia il calore e la gioia che hanno avuto tutti coloro che sono giunti durante la lunga giornata. E’ l’ora in cui il villaggio si svuota, la musica si spegne e la mia voce si fa roca. E’ anche l’ora della malinconia, quando il presente inizia a farsi ricordo e un po’ di vuoto ti riempie il cuore. E’ l’ora del commiato. Arrivederci Campo dei Fiori Trail, un anno passa in fretta”. Bastano queste parole, postate su Facebook, per comprendere quanto Davide Biganzoli, ingegnere cinquantaseienne di Bardello, sia uno speaker dell’anima. Domenica scorsa 13 marzo era sul lungolago di Gavirate fin dalle 6 del mattino per accogliere i primi concorrenti che alle ore 7 sarebbero partiti per il percorso di 50 e 75 km. Il via all’alba, nel momento in cui sorgeva il sole, accompagnato da una musica motivazionale e lui, il Biga, come è soprannominato, ha aperto la sua cornucopia di stimoli quasi a volerli accompagnare per mano: “Dai, questa è l’ora degli eroi. Rendi questa esperienza un evento da raccontare, un viaggio dentro te stesso! Forzaa!”. L’ultimo atleta dei 1700 concorrenti, che ha partecipato al tratto più lungo, è arrivato alle 23,35, poco prima che lui postasse il messaggio iniziale. Per 16,30 ore ha continuato imperterrito nel suo ruolo emozionale (“Datemi una emoziona da raccontare”, è il suo motto) con il microfono in mano, valorizzando ogni arrivo. “Voglio rendere tutti visibili. Mi piace chiamarli per nome dal primo all’ultimo. Non sono numeri, sono atleti e amici -spiega- Gli ultimi poi sono quelli che fanno più fatica. Quando a notte fonda ho visto sbucare la luce dell’ultimo concorrente, con la mia voce “ormai tarocca” mi sono scatenato per farlo sentire protagonista. Abbiamo inoltre inaugurato una bella tradizione. Per lui c’è un premio: un plateau di birre, strameritato. Deve godere anche lui del successo, ha diritto a un abbraccio vocale. Certo, durante la giornata gli altri che hanno effettuato percorsi più brevi, hanno il piacere di essere accolti dai tanti presenti. Poi, quando giunge la sera, si comincia a smontare le attrezzature, ma non bisogna dimenticarsi di chi deve ancora arrivare. Quando accendo il microfono la mattina -riprende- è come se io non esistessi più. Io sono la loro voce che magari non hanno nel momento in cui arrivano stanchi. Cerco di cogliere le sfumature di ogni momento e sottolineo le prestazioni di ognuno di loro”. Coi bambini che hanno partecipato al minitrail di sabato 12 marzo è stato una meraviglia. Il suo album dei ricordi, dopo aver partecipato come speaker a questa manifestazione fin dal 2016, è molto ricco: quest’anno in particolare non dimenticherà Maria, l’ucraina, che è arrivata piangendo con i colori della sua terra. Negli anni passati, una dichiarazione di matrimonio sotto il traguardo. Poi ci sono tutte le attestazioni di stima e ringraziamento. La scia delle emozioni continua.
Federica Lucchini