Il “Risorgimento” del paese
Non ho dati interessanti sulla Caldana del Risorgimento. Da noi certamente i cannoni non hanno fumato; concediamo però alla fantasia ed alla leggenda di sbizzarrirsi ad immaginare che Garibaldi fu nostro ospite e che si fermò a dormire alla Cadrò di Cerro
Si sa per certo, invece, che Garibaldi ed i garibaldini transitarono un paio di volte da S.Andrea. Quando passarono la seconda volta, donne e bambini si rifugiarono sulla montagna, segno questo che al primo passaggio l’intraprendenza delle camicie rosse non era stata molto apprezzata.
Piano, piano ci si avvia verso prospettive migliori. A partire dal 1861 ha inizio la trasformazione del contesto sociale sia attraverso l’obbligo scolastico, sia soprattutto attraverso i primi movimenti cooperativistici. Un “Risorgimento” in senso lato.
La prima scuola caldanese era alloggiata in un locale posto a fianco del campanile della Chiesa Parrocchiale, locale che ora è stato demolito. A tenerla era il parroco Don Castiglioni.
Nel 1861 iniziò però la scuola pubblica; i parroci vennero messi in pensione e arrivarono maestri con tanto di diploma. La scuola di Trevisago era situata nell’odierna Via Broglio, mentre Carnisio ebbe una scuola in un luogo diverso, precisamente in fondo a Contrada Carnisio, lungo il rettilineo che porta alla Chiesa.
Il paese incomincia a mostrare una certa vitalità ed autonomia di pensiero. Incomincia a voler essere protagonista di quella Storia che per anni ha subito passivamente, senza talvolta nemmeno conoscerla. Nel 1862 la popolazione di Caldana, Carnisio e Cerro raggiunge le 800 unità.
Nel 1868 si apriva e si benediva al Cerro la prima fontana d’acqua; poi si apriva la seconda di fronte alla vecchia strada per Cerro e la terza in faccia a S. Anna. Successivamente la quarta in Carnisio. L’opera venne ideata da Carlo De Maddalena e diretta dal fratello Luigi; per quei tempi fu un avvenimento di altissima importanza per un piccolo paese.
Qualche anno dopo nasce e si sviluppa la Società Operaia di Mutuo Soccorso (1878) e si inaugura l’Asilo (1887), presso lo stabile ove attualmente si trova il Ristorante Campo dei Fiori.
L’Asilo Infantile Visconti venne fondato il 26 luglio 1887, data della morte del suo fondatore (e benefattore) conte Alfonso Mario Visconti. A partire dal 1880 circa Caldana cominciò ad espandersi.
Fino allora era limitata a poche case poste sopra l’odierna piazza e a partire da questo periodo si sviluppò in maniera consistente. Bisogna tener presente che dalla piazza in giù non vi erano abitazioni anche perché la parte ovest del paese (zona via Visconti, via Prealpi) era
acquitrinosa e rimase tale fintanto che le acque pluviali non furono incanalate in una fogna comunale. (Ai piedi della tenuta Mörlin Visconti veniva a formarsi anche un piccolo laghetto, il laguncc).
In quel periodo era parroco Don Tommaso Broggi, un prete ricco, uno che viaggiava in carrozza.
La sua condizione agiata gli permise di far eseguire, con denari soprattutto suoi, parecchi lavori in Chiesa: fece aggiungere una nuova campata (1884), fece edificare l’attuale cappella di San Giuseppe, fece collocare un nuovo organo e fece costruire il pavimento con relativa gradinata davanti alla porta della Chiesa. Nel 1900 fece demolire le stalle e il rustico di fianco alla chiesa, dimodoché la facciata assunse la sua odierna visuale. Infine procedette all’innalzamento del campanile e al posizionamento di un nuovo stupendo concerto di campane.
Alla guida del Comune si alternavano intanto Gaspare De Maddalena e Carlo Malgarini, entrambi liberal-democratici con una breve parentesi di un gruppo socialista capitanato da un certo Beverina. Nel frattempo la Società Operaia, sotto la direzione dell’ingeniere Malgarini, gettò le basi per la costruzione di un immobile che avrebbe dovuto contenere Scuole, Asilo e Municipio. Venne inaugurato il giorno dell’Epifania dell’anno 1900. Il risultato risultò fantastico: a partire da quel giorno di inizio secolo le Scuole, l’Asilo e il Municipio vennero collocate in questo palazzo che sarà battezzato Palazzo della Società Operaia.
Il risultato risultò grandioso ed enorme fu lo stupore della popolazione di fronte ad un’impresa di tale rilevanza. Durante la costruzione erano molti quelli che scrollavano il capo increduli. Poco a poco però, visto che pur tra gravose difficoltà l’opera procedeva, finirono poi col piegarsi all’evidenza e l’attesa palpitante e muta sostituì in essi la primitiva incredulità.
Intanto l’ingegnere Malgarini cullava nel cassetto quello che per il periodo era addirittura un sogno: la costruzione di un Salone teatro, proprio accanto al Palazzo. Aveva già predisposto un progetto e si prefiggeva ora di convincere il Consiglio ad intraprendere anche questa nuova avventura. Non fu facile, ma alla fine (1907), grazie anche a una vantaggiosa opportunità che gli si era presentata, l’ingegniere Malgarini riuscì a convincere I Caldanesi e potè dare inizio ai lavori. Quasi tutti i soci si presentarono all’appello e diedero avvio agli scavi per le fondamenta. Si lavorò con molta lena, principalmente di domenica e nei periodi di festa. Mano a mano che la costruzione prendeva forma maturò l’entusiasmo e il lavoro risultò in tal modo meno gravoso. Fu eretta la struttura nel giro di un anno, tetto compreso. I lavori di finitura furono più laboriosi e richiesero invece un paio d’anni. Ma i soci friggevano dalla voglia di entrarci e, ancora prima che fosse ultimato, vi organizzarono delle feste. Lo inaugurarono i coscritti del 1889 invitando tutto il paese; festeggiarono e ballarono senza pavimento, con un po’ di segatura sparsa per terra.
Tuttavia la vita in paese era ancora grama e gli uomini facevano fatica a trovare lavoro; prendevano sulle due, tre lire al giorno, ma per mantenere una famiglia di sei-otto persone quelle cifre non bastavano. Basti dire che un chilo di pane fatto in casa veniva a costare trenta centesimi, una forma di formaggio una lira, un chilo di carne una lira e mezza e un litro di vino quaranta centesimi. Per tirare avanti era quasi d’obbligo partire per la Francia, per la Svizzera, per il Lussemburgo, sempre che là ci fosse la possibilità di trovare una sistemazione, magari presso qualche compaesano che già era partito.
Per far fronte alle difficoltà economiche, in quegli anni maturò in paese anche un’altra iniziativa mutualistica, la “Società Cooperativa di Consumo della Caldana”, che cominciò a operare dal 1914. Iniziò l’attività in una stanza, presa in affitto, presso lo stabile oggi occupato dal Ristorante Campo dei Fiori; l’attività iniziò con una vendita, riservata ai soci, di pasta, riso, formaggio e altri generi di prima necessità e, contemporaneamente, si offrì l’opportunità, sempre ai soci, di bere qualche bicchiere di vino. Chiamarlo negozio era un ottimismo lessicale. Non era nemmeno un’osteria in quanto mancavano anche le sedie; chi pensava di doverci rimanere per un po’ di tempo se le portava da casa.
La guerra frenò un po’ l’iniziativa in quanto molti uomini dovettero partire per il fronte. Iniziava un altro periodo economicamente molto difficile e, per farvi fronte sia pur parzialmente, il parroco don Folli impiantò nel Salone Teatro una stabilimento nel quale si riparavano e si accomodavano divise militari. (Terminata la guerra, lo stabilimento continuò a operare confezionando biancheria da donna, sempre sotto la guida del parroco). Come negli altri paesi venne poi aperto uno spaccio comunale per la distribuzione dei viveri utilizzando la “tessera”.
Anche Caldana, Carnisio e Cerro subirono i disastri della guerra: ben venti furono i giovani che lasciarono la vita sul campo di battaglia. Poco dopo anche da noi scoppiò la cosiddetta “spagnola”, malattia terribile. Ammalati, anche gravi, ve ne furono tanti; la morte però colpì un’unica parrocchiana, una giovane fanciulla. Dopo tutte queste sventure il paese seppe comunque voltar pagina, sia pure con un groppo in gola.
Chiesa del Cerro
Cerro
Chiesa di Carnisio e Caldana
Piazza del Noce e sede Società Operaia di Caldana
Lago di Caldana
Continua
1° parte e 2° parte
Caldana, Carnisio e Cerro – La loro storia di Alberto Palazzi 2° parte