Compensato e vernice per il legno delle imbarcazioni. Solo questi due materiali per costruire un presepe in un’area dalle caratteristiche ambientali straordinarie, che sta richiamando tanti amanti della natura. L’entusiasmo dei due fratelli brebbiesi Ilenia e Riccardo Franzetti ha portato il Natale al “Laghetasc”, quella suggestiva area paludosa circondata da un bosco in località Motta Pivione e caratterizzata da otto splendidi “gioielli”: quei “Taxodium distichum”, cipressi calvi della Virginia, che la Provincia ha classificato come monumenti naturali. Già alcuni visitatori hanno voluto lasciare un segno tangibile del loro passaggio presso il presepe depositando una stellina in legno che fa da “pendant” alla stella cometà creata dal piccolo Nicolò. “L’abbiamo allestito -spiegano i fratelli- perchè nel solco della tradizione si valorizzino le nostre preziosità”. Il termine dialettale dispregiativo non fa giustizia della poesia che cela questo ecosistema incontaminato dove l’equilibrio tra le forme vegetali e animali dà luogo ad un’oasi di intatta bellezza che appare improvvisamente dopo aver camminato in mezzo ad un castagneto. Il terreno argilloso non permette l’assorbimento dell’acqua così queste splendide essenze dalla chioma folta e leggiadra in primavera e in estate e in autunno dalle magnifiche colorazioni, mettono in evidenza le loro radici aeree, gli pneumatofori. Fuoriescono dall’acqua alla ricerca dell’aria e sembrano degli immaginari sedili. Questo angolo di Brebbia non assume solo un valore naturalistico, ma anche storico: chi ha voluto la piantumazione di queste rare essenze arboree è un garibaldino, l’ingegere Giuseppe Rebuschini, nato a Dongo nel 1839, amico del senatore besozzese Giulio Adamoli, a cui è intitolata la scuola secondaria di primo grado di Besozzo. Lo aveva conosciuto nella campagne d’arme dell’eroe dei due mondi. Appassionato di botanica, quando venne a risiedere nelle nostre zone, decise di valorizzare questa piccola area con le essenze che ancora oggi sono di singolare bellezza e con piante di papiro, importate in seguito ad un viaggio in Egitto dove era ambasciatore l’amico. Curiosa è la sua storia: tracciarne a grandi linee significa incontrare personaggi come i fratelli Cairoli con i quali strinse rapporti di amicizia fin dai tempi in cui frequentò all’Università di Pavia i corsi di ingegneria, in seguito più volte interrotti per accorrere alle chiamate di Garibaldi. Ed eccolo partecipare alla battaglia di Varese, di San Fermo, alla campagna del 1859 e soprattutto all’impresa dei Mille con la settima compagnia formata da studenti di Pavia la quale si era distinta nella battaglia di Calatafimi, a Palermo e al Volturno. In particolare, il nipote del Rebuschini, Antonio Greppi, primo sindaco di Milano dopo la Liberazione, amava ricordare le gesta del nonno, decorato sul campo, dopo la battaglia di Calatafimi per aver attaccato con pochi compagni un distaccamento borbonico e aver raggiunto per primo il centro del paese. “Con soldati come quelli della settima niente mi è impossibile”, aveva detto il generale ad Ernesto Cairoli. “Per parlare di questi nemici -Giuseppe scrisse in una lettera ai genitori Maddalena e Gerolamo- vi diro che li trovammo più valorosi di quanto li pensavamo. Il soldato napoletano è molto migliore del tedesco e questo a detta dello stesso Generale che ebbe a dire: “Si capisce che combattiamo contro italiani”.
Federica Lucchini