“Ho compiuto 94 anni, ma, nonostante ciò, i consorziati del fiume Bardello hanno insistito per rieleggermi presidente”. Enea Buzzi, gaviratese, è seduto nel suo ufficio all’interno dell’edificio dove si producono pipe, in località “Bosco grande”: un ampio spazio adiacente la centrale elettrica, risalente al 1894, ancora funzionante, gioiello di famiglia e gioiello di archeologia industriale, creato in un’ansa del fiume accanto ad un canale artificiale voluto da nonno Achille nel 1983 per dare un salto d’acqua sufficiente a muovere la dinamo necessaria a generare energia. E’ il “genius loci” di quest’angolo di fiume così poco ventilato e umido che dà origine a un microclima ideale per la stagionatura naturale della radica: così, il contenuto di tannino, massimo responsabile del cattivo sapore di una pipa, specie alle prime fumate, viene quasi totalmente espulso. Da oltre 50 anni, mantiene la carica di presidente del Consorzio degli utenti del fiume Bardello, fondato nel 1871, quando il corso d’acqua dava lavoro a mulini, a segherie, cartiere, lungo il suo percorso di 7 km. E’ presente nella sua memoria fin da bambino quando ne percorreva le rive, abbondanti di rane e di rospi e ricorda le sue acque piene di pesci e anche di anguille. Molto curioso, ha vivo il momento della sua caduta in una cosiddetta bocca, situata in centrale, e il salvataggio in extremis da parte del padre che “mi aveva letteralmente preso per i capelli”. Già, la centrale! Il luogo del suo Dna che conserva come nuova la turbina. Lo spirito della storia prosegue in questo edificio che offe la possibilità di godere di un’altra chicca: la raccolta della pipa creata da lui. Ha impresso nella memoria la prima pipa che gli venne regalata in un giorno di pioggia e gli diede l’input per appassionarsi a questo mondo e avviare una ditta per la fabbricazione di pipe particolari di ogni tipo, scolpite, dal classico all’estroso. Ma per risolvere il problema di fumare sotto la pioggia capì che ci volevano un coperchio e alcuni fori di sfiato nella parte superiore del fornello. L’ulteriore evoluzione fu quella di creare fornelli figurati col volto di un personaggio famoso, ricavandone gli sfiati in corrispondenza delle narici: in questo modo il fumo sarebbe proprio uscito dal naso. All’interno del museo, creato nel 1979, è condensata tutta la storia della pipa: dalla nascita in un ciocco di radica, alla placca, agli abbozzi, alle teste semilavorate e via via fino a raggiungere il prodotto finito. Sono seimila le pipe provenienti da ogni dove, in schiuma, in metallo, argento, terracotta, radica scolpita. Senza dimenticare i rarissimi esemplari, che lui mostra fiero, fumati da personaggi celebri come Giacomo Puccini, e l’intera collezione Franz Schuchardt, costituiti da 195 pezzi compresi tra il secolo XIX e il XX secolo.
Federica Lucchini