“Superano le cento unità quei pali di ontano, immersi nell’acqua a 20 metri dalla riva e sono lì a dirci -evidenzia il sindaco Eleonora Paolelli- che la cultura l’abbiamo sotto casa, anzi sotto l’acqua”. Merita di essere sottolineato e fatto conoscere questo privilegio offerto dal lago di Varese. Lo sarà sabato 10 novembre alle ore 11 sul lungolago durante l’inaugurazione del sito Unesco di Bodio Centrale, la palafitta a cui gli esperti hanno dedicato lunghi anni di studio sotto l’egida della Soprintendenza Archeologica di Milano. Alla cerimonia, che, in caso di maltempo si terrà nella sala consiliare, parteciperà il professore Stefano Bruno Galli, assessore regionale all’Autonomia e alla Cultura, il consigliere regionale Emanuele Monti, la dottoressa Daniela Patrizia Locatelli, direttore della Soprintendenza Archeologica, la dottoressa Barbara Grassi, curatrice del progetto e il primo cittadino dottoressa Eleonora Paolelli. “Dopo anni di studi e di ricerche -afferma quest’ultima- con l’amministrazione comunale sono lieta di comunicare la conclusione dei lavori, iniziati dalla Soprintendenza nel 2006, con i primi sorprendenti risultati e sviluppati in un ampio progetto nel 2010, grazie ad un bando regionale per la promozione di interventi di valorizzazione del patrimonio archeologico lombardo, cui aveva aderito la Regione, stanziando un finanziamento di 78.120 euro, pari al 75% dell’importo complessivo. Chiudiamo, quindi, un progetto durato anni in cui noi e la Soprintendenza abbiamo fortemente creduto. Altrettanto crediamo sia basilare farlo conoscere non solo agli addetti perché si diventi consapevoli che la nostra storia nasce sul lago”. E’ interessante ascoltare il sindaco quando spiega l’ipotesi che la palafitta di Bodio Centrale sia solo parte di un abitato molto più esteso che si estendeva da Galliate Lombardo fino a Cazzago Brabbia del quale sono rimasti piccoli nuclei come la stazione Ponti di Cazzago, attorno a cui si sono svolti e si stanno svolgendo studi, la stazione Maresco o Desor e quella Keller o del Gaggio verso Galliate. “I risultati ottenuti -riprende- sono stati molto importanti e hanno consentito di rivalutare lo sviluppo degli insediamenti preistorici del lago di Varese, nonostante le ricerche condotte siano state molto limitate rispetto, come ho detto precedentemente, all’estensione del sito. Infatti è stata rilevata solo una minima parte dei pali presenti, ma, nonostante ciò, sono stati riscontrati aspetti fino ad oggi sconosciuti che hanno rivoluzionato le teorie sulla nascita e sulla crescita del villaggio palafitticolo del lago. I lavori non sono stati sempre semplici, essendo il campo di lavoro in acqua. Di conseguenza è stato necessario l’intervento anche di sommozzatori qualificati”. La Soprintendenza Archeologica ha realizzato un volume descrittivo delle ricerche, dal titolo “Storie sommerse. Ricerche alla palafitta di Bodio Centrale a 150 anni dalla scoperta” a cui ha fatto seguito un pieghevole, un dvd interattivo e un documentario realizzato dallo IULM. Un punto importante informativo è costituito dalla pensilina, recentemente posata dall’amministrazione con pannelli esplicativi degli studi sul lido ora denominato “Lungolago Unesco”, “in quanto -spiega il sindaco- l’area appartiene al sito seriale transazionale “Siti Palafitticoli Preistorici dell’arco alpino”, iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco durante la 35^ sessione del Patrimonio Mondiale, tenutosi a Parigi dal 19 ale 29 giugno 2011″.
Federica Lucchini
La palafitta di Bodio Centrale, interamente sott’acqua, si trova di fronte al lido, rinominato a seguito dell’evento “Lungolago Unesco”. Sui numerosi reperti rinvenuti e prelevati a seguito della campagna archeologica iniziata nel 2006 sono state effettuate analisi dendocronologiche, xilotomiche, paleoambientali, radiocarboniche e archeozoologiche che hanno consentito di datare la sua presenza tra l’Antica Età del Bronzo e l’Età del Bronzo Medio, tra il 18° e il 16° secolo a.C.
In particolare dall’analisi al radiocarbonio dei legni utilizzati per la costruzione dell’edificio individuato come numero 1, prevalentemente ontano, è stato possibile indicare l’anno di abbattimento tra il 1693 e il 1674 a.C.
“Dai reperti ossei rinvenuti nell’area palafitticola -spiega il sindaco Eleonora Paolelli- è stato possibile ricostruire l’ambiente faunistico con la presenza dei caprini, ovini e bovini da allevamento e di cervi cacciati nei dintorni. Da alcuni piccoli frammenti di concotto, nonostante siano stati erosi dall’acqua, è stata rinvenuta la pula di alcuni cereali, che rimandano alle coltivazioni del tempo. Importanti sono anche le testimonianze sull’intensa attività produttiva dell’industria litica, soprattutto schegge corticate, ottenute dalla lavorazione della selce, facilmente reperibile in zona”, conclude.
Federica Lucchini
Varesenews
Palafitte di Bodio Lomnago, sabato l’inaugurazione del sito Unesco
Video Tgr Lombardia ore 14 – 10-11-2018