Un angolo di verde nel Ticinello, lo stretto che separa l’isolino Virginia dalla terraferma, che richiama il valore della biodiversità: una pianta di salice, delle felci. Un botanico individuerebbe tante varietà di erbe. La natura ha potuto esprimersi al meglio in quest’angolo particolare: l’uomo da anni non è mai intervenuto. Nemmeno il proprietario di cui non si ha modo di conoscere il nome. Già, perché quel piccolo pezzo di terra vicino al canneto (stupore!) era contenuto in una barca abbandonata, talmente mimetizzata da non essere vista. Sorprese che riservano le acque. Lo hanno scoperto i tecnici, incaricati dall’Autorità di Bacino Lacuale dei laghi Maggiore, Comabbio, Monate e Varese, di eliminare le barche abbandonate nel lago di Varese. Con una ruspa galleggiante, stando molto attenti a non rovinare il canneto, habitat naturale di diverse specie animali, l’hanno trasportata a Gavirate in prossimità del punto dove le acque entrano nel fiume Bardello, accanto ad altre barche che sono state abbandonate e in pessime condizioni. “Un sacco di tristezza”: l’espressione di un operatore dà la dimensione di quanto questa operazione di pulizia abbia portato alla luce un lago nascosto: in una altra barca sono contenuti dei bertavelli arrugginiti, tipi di rete costituita da camere a forma di cono, le une dentro le altre che si usavano tempo fa nei canneti per la cattura delle tinche e di qualche anguilla. Portano alla luce un tipo di pesca di frodo, molto attiva un tempo. Tre galleggianti gialli appartenuti alla Canottieri di Varese sono stati portati dalla Bergamasca, il vento che soffia da est, dalla Schiranna al canneto di Gavirate e sono radunati a riva. La pulizia ha riguardato la riva di Biandronno con il trasporto di due barche, di Bardello, dove l’attenzione è stata rivolta a tre barche, e di Gavirate con altri due natanti. Sulla riva del lago sono presenti altre barche abbandonate, sfondate, relitti solitari di diversi colori, trattenuti dalle canne e testimonianza di un’epoca in cui era florida la pesca dilettantistica, considerata la pescosità del lago. Questi natanti sono “reperti” di un’epoca che fu e sono più visibili nella stagione invernale in mancanza della presenza delle canne. Quelli rimossi sono stati poi tutti trasportati in prossimità della diga che separa il lago dal fiume, ammassati, mentre un camion era pronto per portarli via. E’ stata un’immagine insolita che colpiva l’attenzione: detriti del lago destinati a essere eliminati. Le procedure di rimozione e dismissione sono ancora in atto e anche quella amministrativa e tecnica non è conclusa. La normativa fa riferimento all’articolo 53 e 54 della Legge Regionale risalente al giugno del 2012 inerenti le occupazioni abusive o che eccedono il termine di concessione.
Federica Lucchini