Quattordici mesi vissuti alla caserma Montelungo di Bergamo nell’ormai lontano 1973/74 sono stati sufficienti per farmi conoscere e amare una città dalle sfumature architettoniche, monumentali, culturali, storiche e religiose, uniche e bellissime. Le passeggiate e le cene a Bergamo alta e al colle di san Virgilio, le gite turistiche della domenica nei paesini intorno al lago di Lovere o sulle Prealpi orobiche o sulla montagna di Selvino, l’accoglienza di una città misurata, riservata e ospitale, legata al genio musicale di Donizetti e a forti valori di natura costituzionale e sociale, l’amicizia di un amico bergamasco sempre premuroso e carico di umanissima generosità, la lunga permanenza alla caserma Montelungo, legata al mito di san Giovanni XXIII, il papa del Concilio Vaticano secondo, l’amicizia di comandanti che hanno lasciato un segno di profonda umanità nella mia vita, è dentro anche questi ricordi che il mio pensiero condivide oggi con Bergamo il suo dramma, vittima di quel covid 19 che non le ha risparmiato nulla. E’ osservando quelle bare composte nei camion militari che mi prende un’immensa tristezza, è ascoltando davanti allo schermo televisivo le parole del sindaco Gori, è osservando lo smarrimento di chi è sempre stato abituato a non perdere neppure un attimo del proprio tempo prezioso che ritrovo una piccola, ma fondamentale parte della mia vita, vissuta dentro le mura di quella città così bella, così unica e così drammaticamente provata. Ricordo la sua aria aristocratica, la superba bellezza delle sue mura, la sua tradizione religiosa, l’impeto creativo della gente, l’affabilità delle persone, robuste e con le spalle larghe, sempre pronte a fare e a intraprendere, una città in parte adagiata e in parte arroccata, con le trattorie legate alle tradizioni della polenta, con le sue valli e le sue montagne sempre pronte a ospitare gli appassionati dello sci e delle passeggiate. Vederla così disarmata, annientata, privata della sua parte nobile, di quei vecchi che l’hanno protetta e difesa, piange il cuore e sembra tutto surreale, si vorrebbe credere che non sia vero, che si tratti solo dell’eco di un film prodotto dalla fervida fantasia di un regista piovuto da lontano, purtroppo non è così. Nel cuore di tutti e soprattutto di chi l’ha conosciuta da vicino e anche un po’ amata, resta il desiderio che quello spirito che l’ha sempre contraddistinta torni a fluire, riconsegnandole le chiavi di una storia che vuole continuare nel ricordo di quei vecchi che, della sua storia, sono stati un bellissimo esempio.