Beatrice Oldani, varesina di 24 anni, prima donna autista di pullman per il deposito extraurbano delle Autolinee Varesine, quando parla dei suoi colleghi, assume una sfumatura nella voce che ha il sapore dell’affetto e della riconoscenza. Si percepiscono quei rapporti stimolanti che si sono creati e che equivalgono a una crescita interiore per cui il lavoro non è fatica, ma appagamento. E’ una giovane realizzata che ha coronato il suo sogno risalente all’infanzia: guidare i mezzi pesanti. Ha avuto il piacere di scoprire che la realtà ha superato le sue aspettative. L’unico momento in cui ha vissuto l’agitazione, al punto di non dormire la notte, è avvenuto quando per la prima volta, tre mesi fa, è salita sul pullman per condurre a destinazione le persone. Sembrava paradossale: aveva raggiunto ciò che aveva sempre desiderato e le tremavano le gambe. Partita da piazzale Kennedy alla volta di Castelseprio era affiancata da un collega che anche nei giorni seguenti le avrebbe insegnato i tragitti ed elargito consigli. Quel giorno, così emozionante è bastata la sorpresa dei viaggiatori di trovarsi una nuova autista donna per assaporare quel piacere che si era sempre immaginata. “Ma come sei giovane!”, la prima esclamazione, poi i sorrisi, gli auguri le hanno dato fiducia e la tensione ha cominciato a diminuire. Il pullman è partito e vai! Il sogno cominciava a realizzarsi. Beatrice ha però i piedi per terra, occhi attenti anche alla vita all’interno del mezzo che guida. E’ consapevole di portare in giro una umanità varia e per questo, pur stando molto attenta alla guida, durante le fermate osserva e sfata subito un luogo comune: non è vero che i ragazzi non sono attenti alle persone anziane. Cedono loro volentieri il posto. Le piace osservare quel mondo costituito da ragazzi non tanto diverso dal suo che alla mattina è in silenzio mezzo addormentato e al pomeriggio è vivace. Per un anno ha avuto la funzione di controllore che in certi momenti si è rivelato un compito difficile. Lei agisce sempre con molta calma, sa spiegare con sicurezza le sue motivazioni, non perde la pazienza, sebbene in alcuni momenti sia difficile. Ha affrontato con sicurezza i momenti in cui i passeggeri non avevano il biglietto. Gentile, ma decisa a svolgere la sua funzione anche quando non aveva modo di identificare la persona in quanto questa si rifiutava di consegnare un documento che la connotasse. E’ stata costretta qualche volta a chiamare la pattuglia. Da autista, qualche arrabbiatura la deve prendere per il modo di guidare degli automobilisti. Quando termina il suo lavoro e deve condurre il mezzo al deposito di via Bainsizza, è l’ora della sua pulizia: tra cartacce, capita di trovare anche una bottiglia piena di urina. Non si scandalizza: la maleducazione non è esclusa dal suo lavoro, quello che lei ha scelto. Ricorda con soddisfazione il giorno in cui ha superato l’esame di scuola-guida (“Eravamo in 12”, ricorda) il sorriso e l’accoglienza di Fabrizio Laudi, che dirige le Autolinee Varesine. Da barista, quale era stata scegliendo una attività di ripiego, abituandosi ai turni festivi, a un mestiere che sembra ritagliato per lei.
Federica Lucchini