Quando lo si vedeva camminare appoggiato alla bicicletta, vestito sempre dimesso e sempre uguale, era ben difficile pensarlo in smoking. Eppure Giorgio Roncari, nella sua esistenza durata 73 anni, ha vissuto tante esperienze, anche contrastanti: ha conosciuto la miseria, la ricchezza, ha scelto la solitudine e la fede.
Viveva da povero per pensare ai poveri. Il capitolo finale di questo percorso così particolare è all’insegna dell’altruismo. Dopo la sepoltura nel cimitero di Bardello avvenuta il 29 settembre, le sue ultime volontà testamentarie sono chiare: un lascito molto considerevole è destinato al convento della congregazione di suore di Nostra Signora degli Apostoli di Bardello, a favore della sua ristrutturazione e dei bambini africani.
Un altro luogo del cuore per lui avrà a disposizione una cifra importante per i lavori di sistemazione ed è la chiesa parrocchiale, dedicata a santo Stefano. E poi lasciti di minore entità a diverse onlus, come Medici Senza Frontiere, per citarne uno.
Giorgio Roncari, benefattore: d’ora in poi sarà ricordato così. Già nel 2013 aveva dato origine ad un’opera importante: aveva finanziato interamente una maternità in Ciad, terra in cui una sua zia, suor Giglia Maria, aveva operato e dove il flagello dell’Aids è incombente. L’aveva attrezzata di tutto punto, ricevendo i ringraziamenti in francese dalle religiose: “La ringraziamo vivamente per il suo augusto atto di carità nei nostri confronti. Il suo dono ci ha permesso d’avere una maternità e un blocco operatorio che saranno funzionanti dal novembre 2015”. Lui non ha potuto andare all’inaugurazione per motivi di salute, ma le foto testimoniano il momento di festa. Ora la maternità funziona a pieno ritmo assicurando il servizio 24 ore su 24, come il dispensario, il laboratorio, la piccola chirurgia.
Giorgio Roncari ha avuto una vita degna di essere raccontata: nato a Besozzo, si trasferì con la famiglia da ragazzo in Normandia (la facciata della sua casa a Bardello ricorda quelle normanne) in cerca di lavoro. Umile, ma intelligente, iniziò come cameriere. Si dimostrò talmente capace che in breve venne assunto dal ristorante che negli anni Sessanta si trovava sulla Tour Eifell. Ben presto divenne maitre di sala in un ristorante sui Champs Elisées, dove conobbe personaggi celebri come Onassis, lo Scià di Persia, attori come Yves Montand. Condusse una vita brillante, anche al “President” di Lugano.
Diverse sono state le tappe della sua vita professionale a Novara, Varese al ristorante “Tre Croci” e “Calimera”. Infine a Tradate al ristorante bar “Capriccio”. Sono stati motivi di salute che l’hanno fatto tornare a Bardello nella casa materna, dove è morto il 13 maggio scorso. E’ stato sepolto 136 giorni dopo il suo decesso per motivi privati. Avrebbe voluto essere cremato, ma così non è stato. Anche la sua fine ha avuto un che di particolare come la sua vita.
Federica Lucchini