Anche in questo periodo di generale difficoltà e contrazione lavorativa, dovuta all’epidemia in corso, l’attenzione dell’attuale amministrazione provinciale per il lago di Varese rimane alta. Rivitalizzare il canneto è la finalità del prossimo intervento da parte dell’ufficio Tutela del Paesaggio e della Biodiversità, programmato per l’estate. La scomparsa di questo ambiente naturale, che in alcune zone del lago è arretrato di parecchie decine di metri negli ultimi trent’anni, è elemento di preoccupazione: al suo interno c’è vita. Nidificano gli uccelli, i pesci vi trovano riparo dai predatori come cormorani, svassi. “E’ un fondamentale elemento di valenza naturalistica ricco di biodiversità -spiega Marinella Colombo, consigliera delegata- compreso nella Zona di Protezione Speciale (ZPS) “lago di Varese” e nella Zona Speciale di Conservazione (ZSC) “Alnete del lago di Varese”. Quest’ultima annovera, oltre la sponda, anche le fasce boscate a sud del lago. Entrambe le aree naturali protette sono affidate in gestione alla Provincia e fanno parte delle rete ecologica europea “Natura 2000”. Il lento e progressivo arretramento del canneto, denominato in termini scientifici “Die Back”, è un fenomeno ben noto anche in altri laghi. Si sono formulate ipotesi, circa le cause, ma non si è ancora stabilita una certezza”. Il prossimo intervento sperimentale, da parte dei tecnici della Provincia, in linea con gli obiettivi istitutivi delle aree protette ZPS e ZSC, verrà effettuato sulla fascia costiera del lago all’altezza dell’aeroporto di Calcinate del Pesce. Si metteranno in atto tutti i meccanismi conosciuti per procedere al rinfoltimento delle canne: dapprima si eseguirà un taglio del canneto tutt’ora presente aprendo piccoli canali allo scopo di permettere la circolazione dell’acqua. Da un punto di vista operativo l’intervento non sarà semplice: bisogna, infatti, utilizzare macchinari pesanti in punti dove c’è l’acqua e dove il terreno è instabile. Ma è necessario procedere così per favorire la vita della fauna ittica e ornitica. Certo, i risultati saranno evidenti dopo mesi. Nel frattempo da parte dei tecnici saranno costanti le osservazioni e i monitoraggi per capire l’efficacia di questo processo che, se riuscito, si tradurrà con l’inizio di una maggiore frequentazione di pesci ed uccelli, mentre il canneto comincerà ad estendersi. Nella programmazione della Provincia il “focus”, per ora è rivolto alla Schiranna, poi interesserà altre rive, come il canneto di Bardello che si estende anche lungo l’incile del fiume. Si tornerà ad apprezzare un ambiente che fa parte del ciclo naturale del lago: il bosco che avanza nella zona sud del lago, in particolare tra Biandronno e Cazzago Brabbia, sostituendosi al canneto, cambia un habitat che i pescatori sanno apprezzare.
Paolo Giorgetti, segretario della Cooperativa Pescatori del lago di Varese, ricorda quando decine di anni fa, veniva bruciato il canneto allora rigoglioso. Era un rito ritenuto necessario per favorire la crescita delle nuove piante. Ambiente molto esteso e profondo, pullulava di vita. Si tagliavano le canne per effettuare la pesca usando il bertavello, un tipo di rete a forma di imbuto che veniva lasciata in modo che il pesce, passando dalla strettoia, non si sarebbe più liberato. “Ora le canne secche cadono -spiega- e formano un sedimento che impedisce alla radice di quelle rimaste vive di toccare l’acqua, favorendo così la loro morte. Da non sottovalutare anche il cambiamento del clima e la presenza di piante infestanti”.
Federica Lucchini
“Il canneto lungo le rive del lago di Varese può essere considerato una “nursery”: così lo definisce il professor Marco Saroglia, coordinatore di progetti di ricerca presso il Dipartimento di Biotecnologia e Scienza della Vita presso l’Università dell’Insubria. Un luogo idoneo per la deposizione delle uova di uccelli e pesci. “Consente così agli stadi giovanili di svilupparsi, crescere e affrontare il lago”, prosegue. Essere adulti per queste specie significa affrontare i predatori. I più robusti riescono nell’intento, i più deboli soccombono.
Federica Lucchini