La copertina del catalogo della mostra “Tra Sogno e Realtà” di Herman Metelerkamp (1898-1993), aperta da domenica 8 ottobre a domenica 22 ottobre a Villa San Martino, raffigura un particolare del suo dipinto “Folata”, caratterizzato da quel verde particolare che Renato Guttuso cercava in ogni modo di imitare senza successo: avrebbe voluto conoscerne il segreto. Forse stava in quella particolare tonalità del colore che il piccolo Herman aveva iscritto nella sua anima: quello della piantagione di copra (materia prima per dare origine al sapone di Marsiglia), delle piante di ananas, di banane di proprietà del padre, a Kudat, nel Borneo Inglese dove l’artista era nato, in quell’ambiente solare ricco di profumi, di sapori, mai più sentiti e di cui provava una profonda nostalgia. E’ ricca di significato la scelta del comune di Barasso, nel trentennale della scomparsa di Meterlerkamp, di proporre una mostra delle sue opere che vanno dal 1920 al 1974: era un artista di respiro europeo, che a soli sei anni con la sorellina, al seguito di un pastore protestante, raggiunse in nave Londra dove era atteso dalle zie, le quali per occuparsi della loro istruzione, rinunciarono a divenire dame della regina dei Paesi Bassi. Un breve cenno alla sua biografia è di rigore per far comprendere la gratitudine di un paese -Barasso- nei suoi riguardi. Dalle brume dell’Olanda, accanto al castello avito (faceva parte delle 300 famiglie patrizie del regno) alle grandi capitali europee “dove la sua storia e la sua formazione si intrecciò con i grandi pittori del secolo scorso -scrive nell’introduzione al catalogo Alessandro Piatti- Basti pensare a Mondrian, Van den Berghe, De Smet per passare a Klee e Klimt e a tutti gli stili e fenomeni che si sono loro accompagnati, l’arte realista, l’astrattismo, il cubismo, la metafisica, l’Impressionismo”. Colpito dalla luce dell’Italia, visitata in viaggio di nozze, la scelse come terra d’elezione e dopo un lungo peregrinare partendo da palazzo Zen a Venezia, arrivò a Barasso. Lui, poliglotta dalla formazione internazionale, trovò nell’accoglienza degli abitanti, motivo di ispirazione per le sue opere. La vita del paese pulsa durante i suoi momenti quotidiani in questa mostra con tele prevenienti da collezioni private e mai esposte finora, senza dimenticare altri temi. “Un concentrato di humor, bonarietà, dolcezza, dissacrazione, umanità, dignità contro la violenza e la dissacrazione”, aveva scritto Ginetto Piatti.
Federica Lucchini