Riccardo non sa di essere osservato: sotto la torre campanaria del chiostro di Voltorre alza lo sguardo verso quelle che ha appena definito “le mie bimbe” con occhi affettuosi e in un modo, che non è arrischiato definire sontuoso, alza le braccia alternandole, come se stesse tirando le corde delle tre campane. E’ un momento intenso: sembra che si sia instaurato un dialogo tra loro ed emerge quella sintonia che sa di una lunga frequentazione. Per uno scherzo del destino (o chi lo sa? Può darsi che il suo Dna contenga un gene legato all’attività degli antenati), Riccardo, 10 anni, presentatosi puntuale appena uscito dalla scuola primaria dirimpettaia al complesso monumentale, fa di cognome Menacorde. “Nomen omen”, come direbbero i latini, il suo nome è un presagio, mai così gradito: “Avevo meno di un anno e già ero attirato dal loro suono”, spiega con un linguaggio chiaro ed entusiasta appena apre “la porta del suo mondo, più casa di casa mia”, cioè l’interno della torre millenaria dove lui suona le campane così abilmente da essere nominato campanaro ufficiale. Accende la luce e dall’esterno della torre fra pietre possenti, si vede l’interno caratterizzato da tre corde pendenti. “Provo una emozione inspiegabile, una sensazione bellissima quando suono le mie bambine”, sottolinea e si comprende che le sue non sono parole di maniera: sono i gesti (sfiora le corde come se le accarezzasse, attento a non suonare fuori orario), lo sguardo rivolto alle campane come per dire “Sono arrivato, sto un po’ con voi e parlo di voi”, la tenerezza di un padre orgoglioso delle figlie a far comprendere la meraviglia di questo rapporto. Da piccolo ha un ricordo vivissimo del concerto di campane di Alagna Valsesia al punto che a partire da tre anni, prima di andare alla scuola materna di Voltorre, tutte le mattine, veniva accompagnato dal padre Mario a vedere suonare le campane delle ore 8,30 per la messa. Grazie a Claudio, a Davide ha cominciato ad apprendere la tecnica e a instaurare un rapporto strettissimo con gli strumenti “che risuonano la voce di Dio”, così le definisce. Con l’amico Andrea, ha suonato nelle chiese di Gemonio, Cocquio, Caldana, Biumo Inferiore, Oltrona al Lago, a San Fermo. L’elenco sarebbe lungo. Sempre bene accolti. Quando c’è stato qualche no, allora la tristezza è stata totale. “Meglio non parlarne”, aggiunge la mamma. “E’ un piacere sentire quel timbro bello, pieno delle campane a festa”, spiega Riccardo. Ha ancora nelle orecchie quel concerto suonato a distesa a Caldana, quando sono state riposizionate nel luglio scorso le campane restaurate. Gli occhi gli si illuminano, il viso è sinonimo di gioia. “E’ stata una grandissima emozione sentire quei bronzi sacri”, considerato che lui ha vissuto totalmente sotto il campanile, in quei giorni, senza mai perdersi un particolare, in colloquio con il mastro campanaro Giovanni Ottone. “Il piacere di avere un allievo come Riccardo- spiega il maestro Paolo Branchi- è difficilmente spiegabile. Quando abbiamo iniziato le lezioni, aveva già una base appresa dai campanari locali. Quindi aveva una marcia in più. Io mi sono concentrato principalmente nel fargli affinare la tecnica del suono a corda e nel migliorare il metodo. Non ho dimenticato il fargli saper portare la campana a bicchiere e recuperarla dopo la caduta, ma soprattutto portare avanti la tradizionale chiamata a numerazione romana. Riccardo ha imparato a decifrare i fonditori e a legare le campane per esercitarsi in silenzio”.
Federica Lucchini
“Ha ancora nelle orecchie quel concerto suonato a distesa a Caldana, quando sono state riposizionate nel luglio scorso le campane restaurate.”
Intervista e video di Maria Grazia Luisetti
Questo fanciullo ha incominciato a 3 anni ad interessarsi alle campane ! Sa tutto! Vive intensamente la sua passione!!! I genitori signori Menacorde ringraziano per l’attenzione che stiamo dimostrando verso questo piccolo .