ATTENZIONE A VOLER FORZARE, LA SOCIETA’ HA BISOGNO DI VALORI MIGLIORABILI, MA STABILI.
di felice magnani
Essere dinamici non significa cancellare o distruggere, ma trovare nuove vie di accesso, nuove modalità per rendere sempre più attuale la realtà in cui siamo inseriti e che stiamo vivendo. Il tentativo di appiattire, uniformare, omologare, pianificare, di trovare sempre e per forza un senso a quello che ci balla per la mente, rischia di distruggere quella normale e naturale diversità che sta alla base di una democrazia ricca e rispettosa, che attraverso la diversità nell’unità, costruisce la parte più vera e interessante della propria identità. Ci sono valori che sono naturalmente soggetti alla trasformazione, altri invece costituiscono il punto d’appoggio, senza il quale la società civile perderebbe la propria identità e non saprebbe più come fare per distinguere il vero dal falso, il bene dal male, il bello dal brutto, ciò che è giusto e legale da ciò che non lo è. L’idea che il mondo sia tutto bello, bravo e che la comprensione debba sempre prevalere su tutto è una idea di natura molto personale, una prospettiva sicuramente attraente e interessante, ma deve pur sempre fare i conti con la realtà e la realtà non è sempre quella che incontriamo o che vorremmo, ma è anche quella che sfugge alle regole del buon senso e che si procaccia proseliti per dominare. In molte circostanze le persone più che da una visione umano centrica sono mosse dal desiderio di usare tutto ciò che incontrano sul proprio cammino per realizzare la verità impossibile, quella che non contempla l’altruismo, la solidarietà, la carità, ma la realizzazione integrale del proprio ego. La diversità non è solo un fatto fisiologico, morfologico o identitario fine a se stesso, ma l’opportunità che la vita offre di rendere più agevoli i rapporti interpersonali, di consentire che l’intelligenza unita ad altre intelligenze costruisca una realtà sempre più degna di essere vissuta. Una società ha costantemente bisogno di migliorare, di dare un volto attendibile alle frasi e alle parole che la nostra Costituzione ci suggerisce, ha bisogno soprattutto di spirito collaborativo, di operatività congiunta, di impegno collettivo, di pensare che l’essere umano è umano, fruitore e dispensatore di un sistema valoriale capace di umanizzare la vita. Durante il periodo del Covid si parla moltissimo di fabbriche che chiudono, di negozi che chiudono, di artigiani che chiudono, di persone che soffrono e che non sanno come fare per trovare conforto, si parla continuamente di disagio e di malessere, salvo poi prendere atto che dentro a stadi vuoti ci sono fior di giovanotti che giocano a palla, pagati fior di miliardi di euro. Mentre la povertà avanza da una parte, dall’altra c’è chi si arricchisce sfruttando l’urlo di dolore della gente, per non parlare poi di quella delinquenza nazionale e internazionale che sta occupando stabilmente la piazza del disagio. Dunque il denaro continua a correre per le vie e le piazze del nostro paese, ma stranamente quando si tratta di trovare soldi per rimettere in sesto una sanità allo sbando, bisogna genuflettersi all’Europa e implorare quei soldi che di fatto ci appartengono, perché sono una parte del nostro impegno europeo. Mentre i detentori del potere giocano a rimpiattino, il paese perde vigorosamente di autorità, dimostra tutta la sua fragilità, la sua incapacità di reggere l’autorità di quella democrazia che l’ha creato, una democrazia a tratti forse troppo tollerante nei confronti dei suoi accoliti, soprattutto di coloro che la usano come paravento per la realizzazione dei propri interessi personali. Nell’appiattimento generale si dissolve tutto quello che è stato costruito con molta fatica da chi ci ha preceduto, valori come la lotta contro la povertà, la disuguaglianza, la disoccupazione, contro ogni tipo di sofferenza, l’amore per il proprio paese e per le sue risorse economiche, sociali, religiose e morali, l’amore per tutto ciò che contribuisce a dare un volto umano alla vita rappresentano il punto di forza di una democrazia vera, che non ha paura di essere ferma e attenta nei confronti di tutto ciò che tende a ribaltarla, a renderla inefficiente al punto di cancellarla. I problemi di oggi sono un monito per tutti coloro che pensavano di aver definito una volta per sempre un certo modo di fare politica, di intendere il destino degli altri, di considerare il valore del rispetto della condizione umana. Improvvisamente i grandi problemi, quelli che sono arrivati come uno tzunami a modificare il nostro sistema di vita ci inducono a riflettere profondamente sul nostro stato di salute, su quale tipo di sistema sia più utile e necessario per provvedere ai nuovi bisogni e alle nuove necessità. E’ tempo di ricerca e di organizzazione, di grandissimo impegno morale e sociale, è tempo di superare tutte quelle sovrastrutture che invece di aprire l’animo e la mente a una visione più coerente e aderente, rinchiudono la vita in ambiti ristretti, dove si annulla la proiezione intellettuale delle persone. Viviamo in un mondo che ha bisogno di essere capito e ridefinito, soprattutto nelle sue parti essenziali, quelle che riguardano la vita degli esseri umani, troppo spesso vittime di un esasperato egoismo. La pandemia ci insegna che dobbiamo guardare avanti, che occorre essere attivi e dinamici, che bisogna aprire lo sguardo su chi bussa continuamente alla porta per trovare aiuto e accoglienza. Il sistema va rinnovato, va reso abitabile oggi, con lo sguardo rivolto al futuro. E’ il momento in cui tutte le energie devono convergere, mettere insieme ciò che madre natura ha consegnato con somma generosità. Gli ospedali e le scuole sono luoghi straordinari e proprio per questo hanno bisogno di essere potenziati, valorizzati, amati, protetti e difesi, hanno bisogno di diventare una costante presenza di vita nei tanti problemi che assillano la condizione umana, così come coloro che hanno il non facile compito di indirizzare e guidare la volontà umana verso una sempre più equa presa di coscienza di ciò che è necessario fare per il conseguimento del bene comune. Meno individualismo dunque e più proiezione comunitaria, meno egoismo e più attenzione a chi se lo merita, a chi fa ogni giorno il proprio dovere nell’interesse del paese, a chi ha la rarissima dote di vedere oltre la siepe dell’infinito. La società ha bisogno di valori stabili, credibili, umanamente veri, ha bisogno di ritrovare quell’identità che si è sbriciolata in mille pezzi e che non riesce più a riunirsi, a ricompattarsi, perché ha un estremo bisogno di educazione, di coinvolgere l’uomo in un grande processo di trasformazione che rimetta al centro tutto quello che in questi anni è stato sottovalutato. Tutto quello che è stato è fondamentale, ma pensare che tutto sia compiuto è un grosso errore, oggi l’umanità deve trovare dentro di sé almeno una parte di quello spirito missionario che è stato alla base di una convinta ricerca di verità.