Arresti domiciliari, 8° bollettino, Cocquio Trevisago, 19/04/2021 (h. 14:00)
Oggi vi propongo questa semplice (forse non tanto breve) riflessione su un brano evangelico un po’ “inquietante”! Un brano che mi ha sempre molto incuriosito e interpellato. Certo, un brano difficile da interpretare, specialmente per la nostra mentalità imbevuta di razionalismo. Infatti, gli esegeti contemporanei hanno sempre cercato di “demitizzare” (sbagliando) questo episodio, negandone sostanzialmente il suo spessore storico!
Mi riferisco al brano dell’indemoniato di Geràsa, riportato da Marco 5,1-20.
Geràsa o Gadàra, era situata in quella regione fuori dalla Palestina. Quella regione veniva denominata anche “Decàpoli” (terra delle 10 città), o “Terra oltre il Giordano”, o “Paese dei Gadarèni”. Il territorio delle 10 città era una sorta di regione a statuto speciale istituita dai Romani. La Decàpoli si trovava a Sud del Mare di Galilea e quasi del tutto ad Est del Giordano. Oggi quella regione appartiene alla Giordania. La città di Gadàra era situata su una collina dalla quale si godeva una magnifica vista verso le alture del Golan e sul Mare di Galilea, pur essendo a circa 10 km dalla sponda meridionale del lago. Il territorio dei Gadarèni – come tutta la regione della Decàpoli – era abitato da popolazioni di cultura ellenista insediate in quelle terre fin dal tempo della conquista di Alessandro Magno (IV sec. a.C.), e quindi possibili allevatori di maiali, diversamente dagli ebrei che alla luce delle norme alimentari dell’Antico Testamento considerano il maiale un animale immondo. Non è difficile immaginare che i Gadarèni fossero anche fornitori di carne suina alle truppe romane di occupazione. Questo faceva sì che agli occhi dei giudei, Gadarèni, Gerasèni e Decapolitàni in genere venissero visti con disprezzo come pagani “impuri”, imbevuti di ellenismo e collaborazionisti del “nemico” romano. Eppure, Gesù si reca anche in quella regione. Gesù va ovunque. Non ha paura! Papa Francesco direbbe che è sempre “in uscita”!
Bene, il Vangelo ci dice che Gesù, giunto con i discepoli all’altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni, scende dalla barca… e «subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro». Il Vangelo specifica che costui «aveva la sua dimora fra le tombe (luogo di morte!) e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo». Immaginate che forza distruttiva aveva in corpo quel poveretto! «Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre» (Autolesionismo totale! Solitudine abissale! Angoscia permanente!).
Potremmo aspettarci che sia Gesù a prendere iniziativa. Non è così. È l’indemoniato stesso, anzi, sono gli stessi demoni che lo posseggono a prendere iniziativa perché sono “disturbati” dalla presenza stessa di Gesù! «Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi (anche i demoni non possono fare altro che inchinarsi di fronte a Dio!) e, urlando a gran voce, disse: “Che vuoi da me (singolare), Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi (ancora singolare. I demoni si nascondono quatti, quatti)!” (che significa, di fatto: “Lasciami in pace nel mio tormento irreversibile e definitivo”. I demoni – infatti – essendo puri spiriti, hanno ormai fatto con la loro totale libertà un’opzione fondamentale e definitiva contro Dio!)».
È a questo punto che Gesù prende iniziativa: «Esci, spirito impuro (ancora singolare), da quest’uomo!». Gesù comanda, non interloquisce con il male! Quando la Chiesa fa gli “esorcismi” – con l’autorità che gli deriva da Cristo stesso – può porre delle domande al demonio, domande a cui lui è tenuto a rispondere. Così fa Gesù. Gli domandò: «Qual è il tuo nome?». Risposta impressionante: «Il mio nome è “Legione”, perché siamo in molti!» (ecco che, finalmente, si rivela in tutta la sua essenza. Non può più rimanere nascosto di fronte alla presenza e all’autorità di Cristo!). Una “legione” … poveretto quel disgraziato!
E qui avviene un’altra cosa per noi incomprensibile: la “legione” «lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese». Non vogliono essere cacciati all’inferno, non vogliono ritornare all’inferno!
La soluzione è “legione” stessa a suggerirla: «C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: “Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi”». Gesù lo permette. «E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare». (Un po’ come il mito del suicidio di massa dei “lemming” (o lemmi), i piccoli roditori artici che, periodicamente, si dice – ma non è scientificamente provato – che si buttino in gruppo dalla scogliera per porre fine alla propria vita, annegandosi nelle acque gelide dei mari artici).
Il mistero del “male” è grande e profondo! Ecco cosa ha detto PAPA FRANCESCO a proposito del “diavolo” nell’omelia della S. Messa di S. Marta l’8 maggio 2018: «Con il diavolo non si dialoga, è un cane rabbioso che morde… È uno sconfitto, un condannato a morte, ma sa come sedurci. E noi scemi gli crediamo… È “rabbioso”, è “pericoloso”, è un condannato già “sconfitto” ma proprio per questo bisogna evitare ogni contatto e stare attenti ai suoi “colpi di coda” che possono essere mortali… Al diavolo non bisogna avvicinarsi mai, non dialogare con lui, non interagire in alcun modo. Il demonio è un “condannato”, è uno “sconfitto”, è un “incatenato” che sta per morire (all’inferno), ma è capace di fare delle stragi. Si traveste da angelo di luce, ma è un angelo di ombra, un angelo di morte… Possiamo dire che è un “moribondo”, uno “sconfitto”, ma – proprio per questo – è ancora più pericoloso perché è pieno di sé e pieno di odio contro Dio e le sue creature! I cacciatori, infatti, dicono di non avvicinarsi al coccodrillo che sta per morire perché con un colpo di coda può ancora uccidere. Così il diavolo che è pericolosissimo. Certo, è tanto difficile capire che è uno “sconfitto”: il diavolo è un “seduttore”, ha questa capacità di sedurre, sa quali parole sussurrarci perché si presenta con grande potere, ti promette tante cose, ti porta dei regali – belli, ben incartati – “Oh, che bello!” – ma tu non sai cosa c’è dentro – “Ma, la carta fuori è bella”! Lui ci seduce con il pacchetto senza farci vedere cosa c’è dentro. Sa presentare alla nostra vanità, alla nostra curiosità, le sue proposte. Proposte che sono tutte bugie, perché – non lo dimentichiamo – Satana è il “padre della menzogna”, il “grande bugiardo” che “sa parlare bene” ma solo per “ingannare”. Il problema è che a noi spesso “piace essere sedotti”. Quando si toccano certi punti “compriamo tutto” e “cadiamo nella tentazione”. Noi, scemi, crediamo. Ma lui “è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna” (Gv 8,44). Attenzione, il rischio è altissimo. Questa luce del demonio che sembra folgorante “come il fuoco d’artificio” non dura, svanisce, non è come la luce del Signore che invece è “mite”, “profonda” e “permanente”. Dobbiamo allora essere attenti al diavolo, come Gesù nel deserto dobbiamo “vigilare, pregare e digiunare”. Così si vincono le menzogne, le seduzioni, le belle parole e i bei regali che mascherano in realtà solo inganni. Cominciamo dal “non avvicinarci a lui” perché – come diceva S. Cesario di Arles (470-543, monaco francese di origine romana, divenuto arcivescovo di Arles) –: “Il demonio è legato, come il cane alla catena; non può mordere nessuno, se non chi, sfidando il pericolo gli va vicino… Può latrare, può sollecitare, ma non può mordere, se non chi lo vuole. Non è infatti costringendo, ma persuadendo, che nuoce; non estorce da noi il consenso ma lo sollecita” … un cane “arrabbiato”, “incatenato” a cui però è meglio non dare neppure una carezza perché morde. E fa male. Se io so che, spiritualmente, se mi avvicino a quel pensiero, se mi avvicino a quella voglia, se io ci vado da quella parte o dall’altra, mi sto avvicinando al cane arrabbiato e incatenato. Per favore, non farlo. “Ho una ferita grossa…”. “Chi te l’ha fatta?”. “Il cane”. “Ma era incatenato?”. “Eh, sì, io sono andato a dargli una carezza”. “Ma te la sei cercata”. È così: non avvicinarsi mai, perché è incatenato. Lasciamolo lì incatenato. Evitiamo anche qualsiasi tipo di dialogo con lui. Rischiamo di finire come Eva, che “si è creduta la grande teologa ed è caduta”. L’esempio da seguire è sempre e solo Gesù che, nel deserto, “risponde con la Parola di Dio. Caccia i demoni, alcune volte gli chiede il nome ma non fa un dialogo con loro. E se non lo fa Gesù, figuriamoci noi. Con il diavolo non si dialoga, perché lui ci vince, è più intelligente di noi. L’unica cosa da fare è “pregare, fare penitenza, non avvicinarci, non dialogare con lui”. E alla fine “andare dalla madre, come i bambini. Quando i bambini hanno paura, vanno dalla mamma: “Mamma, mamma… ho paura!”, quando fanno dei sogni… vanno dalla mamma. Andare dalla Madonna; lei ci custodisce! E i Padri della Chiesa – soprattutto i mistici russi – dicono: nel tempo dei turbamenti spirituali, rifugiarsi sotto il manto della grande Madre di Dio. Andare dalla Madre che lei ci aiuti in questa lotta contro lo “sconfitto”, contro il “cane incatenato” per vincerlo».
Ultimi brevi commenti al brano evangelico: pensate che i “mandriani” siano stati contenti di vedere il loro compaesano finalmente guarito, liberato, «vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione»? Pensate che – come i Samaritani – abbiano voluto conoscere Gesù? Ma neanche per sogno! Il Vangelo ci dice che «fuggirono e portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto» … «ed ebbero paura». Penso che fossero anche un po’ “imbufaliti”, perché 2.000 porci erano proprio una bella sommetta andata in fumo! «Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio». Al contrario dei Samaritani che «quando giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni» (Gv 4,40).
E qui avviene la cosa in assoluto più commovente dell’episodio: «Mentre Gesù risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con Lui». Capite! Lo supplicava di poter restare con Lui. Ormai si è attaccato a Gesù! Per lui Gesù è diventato tutto! In Gesù ha ritrovato pienamente se stesso. E vuole seguirlo con i suoi amici. Vuole partecipare alla sua missione di annunciatore il Regno dei cieli perché molti altri come lui possano fare esperienza della “liberazione”!
«Non glielo permise, ma gli disse: “Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te!”». Rimani qui nella tua terra pagana dove abitano questi poveretti “duri di cuore” e qui sii “segno di contraddizione”, testimone di quello che ti è accaduto! «Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati».
E così diventa il primo “missionario” in terra di pagania! E quanta meraviglia suscita nei cuori!
Uniti nella preghiera!
Vostro,
don Fabio