Andare a Biandronno per farsi curare con il fango del laghetto: è passato oltre un secolo da quando il paese fu conosciuto per le sue terme, realizzate dall’allora medico condotto Ernesto Sidoli. Una pagina di storia che ha significato fare emergere ora in quanto la Villa Borghi, all’interno del cui parco fu costruito lo stabilimento idroterapico termale, avrà una destinazione, ancora da definire, ma che interesserà la comunità. Quindi la passeggiata nei bei viali, l’ammirazione della catena del Monte Rosa che si staglia nella sua interezza in lontananza non è solo odierna, ma è appartenuta al bel mondo della borghesia che a partire dalla primavera del 1907 poté godere dei benefici della cura contro le affezioni reumatiche. Il medico aveva analizzato quella fanghiglia verdastra e gelatinosa che si depositava lungo le rive del laghetto di Biandronno, ora palude, e giunse alla conclusione che aveva un valore terapeutico. Così pensò di sfruttare questa possibilità, acquistando sul finire del 1906 per 17mila lire assieme al fratello Giacomo, sacerdote in un piccolo paese della provincia di Piacenza, Villa Borghi di proprietà dell’industriale Luigi di Varano Borghi, e della moglie, marchesa di Soragna. Comperò anche i rustici, che corrispondono ad antiche scuderie, risalenti al 1500, ora adibite a locali per eventi, e il grande parco. Fu coraggioso e lungimirante: adattò il palazzo allo scopo che si era prefisso e nei pressi del cancello d’ingresso fece erigere un prefabbricato in legno con 12 cabine da destinare alla cura dei fanghi. Ma soprattutto diede avvio ad una campagna pubblicitaria di spessore, elegante e raffinata, che metteva in risalto, oltre i vantaggi della cura, anche le comodità per raggiungere le terme: dalla stazione di Ternate-Varano Borghi, era a disposizione un servizio di vetture, mentre dalla stazione delle Ferrovie Nord Milano di Gavirate un servizio di vettura e di barca. Erano gli anni della Belle Epoque e gli inviti, ritrovati nella soffitta della villa, quando divenne di proprietà comunale nel 1987, rispecchiano lo stile del periodo. Da maggio a settembre, i clienti, al termine di ogni bagno, avevano la possibilità di rilassarsi, passeggiando per i viali del parco all’ombra di piante rare ed esotiche; oppure potevano riposare nella sala del tè dal soffitto riccamente dipinto. Le decorazioni, ancora oggi, con i loro disegni in stile pompeiano, raccontano quanto i Borghi, proprietari della tessitura di Varano, fossero stati sensibili alle scoperte archeologiche del XIX secolo. La popolazione ebbe modo di osservare solo esternamente questa vita all’insegna del benessere: i pochi testimoni, decenni fa, ricordavano la pompa a volano, in riva al lago, manovrata da un addetto, che spingeva all’interno delle cabine il fango, scaldato prima di essere usato. La loro memoria era legata all’immersione dei piedi nell’acqua calda che fuoriusciva sulla strada: un piacere inaspettato che nelle loro case non c’era. Le terme furono chiuse nel 1913 in seguito a contrasti di Sidoli con il consorzio sanitario.
Federica Lucchini