ALLENIAMO I NOSTRI GIOVANI ALL’ARTE DI AMMINISTRARE, ALLEGGERIAMO LA BUROCRAZIA, METTIAMO LE PERSONE IN GRADO DI FARE IL PROPRIO DOVERE SENZA PAURA
di felice magnani
Da dove sarebbe più utile partire per rimettere in moto un paese drammaticamente compromesso da mesi e mesi di look down?I punti di partenza possono essere tanti e tutti assolutamente importanti, basta saper creare le giuste convergenze, ma se si volesse seguire un ordine naturale, si potrebbe ricominciare dalla famiglia, valorizzandola per quel ruolo fondamentale che ricopre nella società. Mai come in questi anni la famiglia è stata bersagliata e ha dovuto difendersi da varie forme di aggressione, basti pensare alla crisi del posto di lavoro, alla terribile aggressione del Covid 19, a una lunghissima serie di rinunce, di paure, di imposizioni a cui ha dovuto sottoporsi e quando si parla di famiglia il riferimento punta decisamente ai figli, in molti casi vittime di innaturali costrizioni. E’ nei momenti di massima crisi che si fanno sentire la forza, il coraggio, la determinazione, la capacità di saper obbedire e contemporaneamente di saper operare all’interno di una libertà spesso naturalmente compromessa, è in questo caos di problematiche che la famiglia italiana ha dato prova di grande impegno, fermezza e attenzione, lasciando spesso intravvedere una vocazione costituzionale che va ben oltre le regole scritte dei nostri vecchi e nuovi legislatori. Maturità, senso di responsabilità, voglia di fare e di superare, impegno sociale, morale, sociale, politico e religioso, insomma la famiglia italiana ha gettato sul campo tutte le sue energie, compatibilmente con un mondo che si è improvvisamente capovolto, dimostrando tutti i limiti di una natura umana, messa fortemente alla prova. Tutelare la famiglia, aiutarla, condurla fuori dai gorghi impietosi del malessere, cercare di responsabilizzare al massimo quel mondo giovanile che si è trovato improvvisamente a dover fare i conti con privazioni e costrizioni di vario ordine e natura, mettendolo dall’oggi al domani nella condizione di pensare seriamente al senso della vita, a cosa significhi vivere, impegnarsi, agire e rinunciare contemporaneamente, fuori da quegli schemi comuni nei quali erano stati preventivamente allenati. Qual è il segreto? Saper riflettere e imparare, saper vivere e sopravvivere, saper rinunciare e applicare con grande senso di responsabilità quelle facoltà umane che rendono apprezzabile la vita anche quando è sottoposta a una ravvicinata frequenza di vessazioni di ogni tipo. E’ proprio nelle situazioni difficili, che spesso scopriamo chi siamo veramente, quali siano i sentimenti che realmente contano nell’esercizio quotidiano dei nostri diritti e dei nostri doveri. E’ nei momenti difficili che si vede la maturità di un popolo, la sua capacità di saper vedere dove altri non vedono, di saper far tesoro delle difficoltà per ritrovare una dimensione diversa, più attenta, meno formale e più sociale, meno individuale e più collettiva, una dimensione in cui nasca davvero qualcosa di veramente nuovo e importante. Se la famiglia ha pagato un prezzo elevatissimo, i giovani hanno forse avuto l’occasione per capire più da vicino cosa significhi essere famiglia, dover distribuire con dovizia di impegni e responsabilità, dover affrontare temi a volte terribili come la malattia e la morte, ma tutto questo sarebbe veramente inutile se non avesse insegnato qualcosa di vero e di importante, qualcosa di destinato a rimanere a lungo nei cuori e nei sentimenti degli esseri umani, qualcosa di capace di rinnovare dalle fondamenta il sistema umano, molto spesso vittima dei propri egoismi e delle proprie iniquità. Riscoprire la vita dopo la morte, riscoprire la luce dopo il buio, ritrovare il sorriso dopo il pianto e la disperazione sono passaggi fondamentali per rimettere in moto quello straordinario meccanismo umano nel quale siamo immersi e con il quale facciamo i conti ogni giorno, ogni attimo della nostra vita. Rimettere in moto un meccanismo che è stato violentato non è facile, non è facile parlare di amore e di riconoscenza, di amicizia e di reciprocità dopo che una mascherina e una distanza ci hanno costretto e ancora ci costringono a guardarci con diffidenza, come se ciascuno fosse diventato anche solo per un attimo un untore di manzoniana memoria. Non è facile tornare a riflettere su parole fondamentali per la costruzione di una società sempre più democratica e liberale, come uguaglianza, condivisione, rispetto, non è facile rimettere in moto quella scala dei sentimenti che partendo dal cuore e passando attraverso la mente , ricuce strappi diventati a volte troppo profondi per poter essere rigenerati e ricostruiti. Di cosa ha bisogno la famiglia? Non di parole, ma di fatti! E di quali fatti? Di lavoro, di impegno, di solidarietà, di umanità, di poter affrontare i propri bisogni e le proprie necessità senza avere costantemente l’acqua alla gola, senza dover grattare il fondo per rimanere a galla. La politica si dimentica spesso della famiglia, in certi momenti è come se non ci fosse, come se i problemi fossero altri, è come se quei giovani che frequentano le nostre scuole e le nostre strade e i nostro oratori fossero figli di nessuno, lasciati in balìa di una negligenza e di una noncuranza che in molti casi fanno rabbrividire. La famiglia resta il trampolino di lancio di una nazione civile che vuole dimostrare la propria legalità e la propria saggezza, è la base di decollo per una democrazia che è stanca e vuotata, ma che ambisce a ritrovare una rivincita sulle negligenze e sulle incapacità di una classe politica che in alcuni casi ha pensato più a se stessa che agli altri, è dalla famiglia che occorre ripartire per fare in modo che i figli crescano nel rispetto e nella legalità, nella convinzione che quel mondo nel quale vivono ha bisogno di loro, del loro aiuto e della loro onestà, della loro volontà di essere diversi da chi troppo facilmente ha confuso la democrazia con la possibilità di poter fare tutto e il contrario di tutto.