Ricordo un passaggio di Lauretta:
“ Criticava le esagerazioni e certi eccessi. Il Binda è stato emigrante, ha dovuto abbandonare la sua casa, i suoi genitori, i suoi fratelli, i suoi amici, quindi noi abbiamo sempre nel cuore il fenomeno dell’emigrazione, lo status dell’emigrante, perché siamo figli di emigranti e lui questa cosa ce l’ha trasmessa proprio sulla pelle. Il Binda e i suoi fratelli sono andati via giovanissimi, a fare gli stuccatori a Nizza, dove “les Italiens” erano visti malissimo. Faceva un lavoro decoroso, tra l’altro aveva frequentato una scuola di disegno, realizzava delle cose molto belle, ma l’inserimento non è stato facile. Immaginiamo cosa potesse provare un ragazzino che a sedici/diciassette si vede costretto a lasciare tutto, deve essere stata un’esperienza durissima. Ha iniziato a praticare il ciclismo per divertimento, andava a correre la domenica. In Francia, i dirigenti della società per la quale correva gli dicevano: “O la smetti di lavorare e fai il corridore a tempo pieno…”. Aveva solo vent’anni. Non è facile per un giovane di quell’età prendere decisioni che possono avere un peso determinante per il futuro, in una condizione dove tutto è legato a un filo. A vent’anni è stato costretto a fare scelte di vita molto impegnative, che avrebbero avuto una ricaduta determinante sulla sua vita futura. Ce lo raccontava spesso, per farci capire come lui aveva affrontato la vita, sperando che potessimo imparare qualcosa dalla sua esperienza. Spesso diceva: “Io ho avuto un momento bruttissimo, perché di là mi dicevano di smettere di lavorare e di fare il corridore, ma che garanzie avevo per fare quel mestiere lì? A volte, però, bisogna buttarsi, bisogna rischiare”. Quando è venuto la prima volta in Italia per farsi notare è partito con un’idea: “Vado a fare il Giro di Lombardia, così mi vedono, però, siccome non ho i soldi per andarci, devo vincere il premio che c’è sul Ghisallo, così mi pago il viaggio in treno”. Il Binda era un calcolatore, anzi, più che un calcolatore, era un gran ragionatore”.
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