LUVINATE BILANCIO
“Per il 2015 abbiamo registrato un crollo davvero significativo dei trasferimenti dello Stato al Comune: parliamo infatti di una riduzione di circa il 50%. Abbiamo comunque deciso di rispondere evitando qualsiasi aumento dei tributi, tagliando ancora dove possibile e garantendo il livello dei contributi nel settore sociale e a favore della comunità”. Così dichiara il sindaco Alessandro Boriani, commentando l’approvazione, all’unanimità, del bilancio di previsione 2015 da parte del consiglio comunale.
“Il fondo di solidarietà comunale – spiega il primo cittadino – è uno dei trasferimenti che lo Stato riserva ai comuni e, secondo le stime ministeriali pubblicate sul sito del Governo alla data di approvazione del bilancio da parte della Giunta, si evidenzia una riduzione del 50% rispetto allo scorso anno. Occorre poi ricordare, sempre sul fronte delle entrate, che anche il 38% del gettito complessivo del comune di Luvinate relativamente all’Imu viene trattenuto direttamente dall’Agenzia delle Entrate. Infine la crisi economica è la causa della lieve riduzione delle cifre derivanti dall’addizionale Irpef comunale, per un importo di circa 10.000 euro. Dunque, la strada scelta dall’amministrazione e riconosciuta dal consiglio comunale è stata quella di perseguire ulteriori risparmi, senza incidere sul livello di tassazione. Nessun aumento dunque né su Imu, né su Tasi, né sull’addizionale Irpef, dove abbiamo confermato il livello di esenzione a 15.000 euro, uno dei più alti della provincia. Rispetto alla Tasi invece si è azzerata quella sui terreni edificabili: abbiamo ritenuto corretto non far pagare una tassa sui servizi per terreni dove nessuno abita. Si è invece operato per ulteriori interventi di efficienza del sistema, tagliando dove possibile ed operando una riduzione del 10% su alcune voci di bilancio. Confermiamo – termina il sindaco – invece l’aumento di 5.000 euro a favore della scuola materna, che ottiene dal comune una cifra pari a 25.000 euro annui e i contributi nel campo sociale, lievemente aumentati rispetto all’anno scorso in considerazione delle tante necessità che ogni giorno i cittadini rappresentano all’amministrazione”.
Federica Lucchini
VARESE TERZO INCONTRO ULIVI
-“Con fantasia e con alimenti semplici le nostre nonne sono riuscite a crescere intere generazioni, mentre oggi al cibo non si dà il giusto valore e viene gettato”. La sintesi del momento, organizzato ieri dall’associazione Olivicoltori dell’olio di sant’Imerio presso il parco degli ulivi di via monte Bernasco, nell’ambito della rassegna “Freschi pomeriggi d’estate”, è in questa frase della coordinatrice Maria Grazia Sai della condotta di Slow Food Varese, ristoratrice e sommelier. “Il cibo dei nostri nonni”, raccontato dalle mamme di Bosto, era il titolo del tema trattato da tre relatrici che con verve sono riuscite a trasmettere l’idea del cibo inteso come memoria trasferita nel piatto e, dunque, alla famiglia. Il comune denominatore – la cucina della tradizione – ha avuto tre diverse localizzazioni: dapprima quella fiumana per voce della signora Gianna che ha sottolineato l’influenza austro-ungarica e veneziana dei piatti come gli gnocchi con le susine, i “capussi garbi”, cioè i crauti, le palacinke, come vengono chiamate le crepes. Il tutto “farcito” di tanta nostalgia per la sua terra. Un’immagine colorita data da Pinuccia di Bosto è legata all’ingegno delle nostre nonne nel crearsi un frigo “ante litteram”: un secchio immerso in una sorgente, chiuso da un coperchio tenuto fermo da una “preja”. Dentro le preziosità come il burro. E poi al via, tanti piatti che hanno visto l’intervento dei presenti come il pancotto, il “zincarlin”, la “buseca”. C’era una ampolla d’olio sul tavolo che attirava l’attenzione di tutti: era un olio sardo di lentisco che la signora Antonietta, cagliaritana del Sulcis, era riuscita a “scovare” dopo tanti anni: ha un profumo intenso di arbusto. Ed ha aperto una pagina di memoria, quando lei bambina, con l’asino, andava a raccogliere le bacche, che poi non venivano macinate, ma bollite. E poi al via con il maialetto, i “maloreddus”, i “sapueddus”.
“Non esistono, dunque, alimenti poveri – ha concluso la coordinatrice – perché tutti hanno un valore nutritivo, con il pregio della genuinità”. Claudio Moroni, fiduciario della condotta Slow Food di Varese, ha invitato i presenti ad accogliere i giovani contadini da tutto il mondo che, ai primi di settembre, per qualche giorno, giungeranno a Varese, in vista di Expo.
Federica Lucchini