“Greta è stata ridata alla comunità e partecipa alla festa attorno al banchetto di Canaan”. Le parole di don Andrea Gariboldi, ieri durante la messa solenne nella chiesa di san Giovanni, nel solco del Vangelo del giorno, sono state di gaudio nei confronti della ragazza, la cui scelta “ci richiama ai valori più grandi, ai gesti gratuiti senza basarsi sul calcolo del dono. Ci stringiamo attorno alla famiglia”, ha proseguito. La celebrazione, come nelle altre tre chiese della comunità della santissima Trinità, è stata introdotta da un ringraziamento al Signore: “Il Signore e la nostra amicizia – ha scritto il parroco don Piero Visconti – l’accompagnino ora in questo tempo non semplice, in cui è chiamata a rielaborare questa vicenda, perché il dolore non mortifichi i suoi buoni sentimenti e il suo grande entusiasmo, ma diventi un passo determinante verso la piena maturità della sua vita. In questi mesi – ha proseguito – l’abbiamo sentita vicina e abbiamo imparato a conoscerla e a stimarla. Attraverso di lei ci siamo sentiti richiamati all’autenticità dell’amore, che si dona, che è sempre esigente e scomodo, ma è l’unica forza in grado di umanizzare il mondo”.
Non è mancato una pensiero a Greta e a Vanessa anche durante la preghiera dei fedeli: “Il Signore conservi nei loro cuori la gioia di vivere, il coraggio e la generosità che ci hanno testimoniato. Il silenzio rispettoso di tutti li aiuti a trasformare la penosa sofferenza di questi mesi in un amore ancora più appassionato per la vita e per i fratelli”.
La chiesa era affollata e i commenti gioiosi dei fedeli si sono susseguiti. “Il giorno in cui sono state liberate Greta e Vanessa, la gioia per me è stata così travolgente – ha spiegato Filadelfo Ferro, preside dell’istituto religioso Rosetum di Besozzo, dove Greta aveva studiato – da spegnere le parole”. Sollecitato, conoscendo la sua amicizia con la famiglia della ragazza, ricorda: “E’ stato bello vederle salire in cattedra per spiegare agli alunni attuali il loro ideale umanitario, tradotto negli aiuti per l’India, l’Africa e la Siria. La loro non era solo una mera raccolta di denaro, ma il far comprendere, con grande passione, come questi aiuti si traducessero in doni per i piccoli. Noi al Rosetum in questo periodo abbiamo sofferto, riflettuto. Non poteva essere diversamente. Il legame con lei, come ex alunna e cooperante, e la sua famiglia non si è mai rescisso. Abbiamo partecipato alle sue raccolte, coordinate dalla dottoressa Stefania Franzetti. Il giorno della sua liberazione – ha continuato – è stato per me il giorno della gioia, in quanto al di là del mio ruolo istituzionale, mi sono riconosciuto come padre, e della rabbia per le polemiche che si sono sollevate. Gli adulti spesso sono cattivi maestri, spesso più immaturi di due ragazze che possono rappresentare un modello, che insegnano a tutti noi. Sono state dette parole cattive, senza attenzione alla famiglia, di cui mi onoro dell’amicizia e che si è comportata con grande dignità. D’altra parte – ha concluso il preside – chi pone l’accento tanto sul denaro non si rende conto di quanto denaro spende lo Stato per i ragazzi con problemi di droga, di alcol? Qui, se li ha spesi, li ha spesi per ragazze che avevano in animo di spendersi per gli altri”.
Ieri qualcuno ha deposto un mazzo di fiori di fronte al cancello di Greta, accanto ai manifesti di saluto.
Federica Lucchini
GAVIRATE INTITOLAZIONE VIA
“Quanti bambini in oltre quarant’anni di ministero hanno ricevuto il battesimo da don Felice Rimoldi? Quante coppie sono state benedette da lui? Quanti cuori aperti a lui nel segreto confessionale?”. Ieri, le parole di don Mario Papa, durante l’intitolazione della via al suo predecessore, oltre che ricordare il percorso di un sacerdote molto amato, hanno voluto porre l’accento sui rapporti molto stretti con i suoi fedeli, senza dimenticare il suo amore per i giovani, che si è tradotto concretamente nell’ampliamento dell’oratorio, della scuola materna, la sua passione per la musica con la formazione della corale e del coro Valtinella. Il coro, diretto dal maestro Sergio Bianchi, con il canto “Stelutis alpinis”, ha aperto, assieme al corpo bandistico diretto dal maestro Maurizio Zocchi, la cerimonia, di fronte al santuario di Groppello. Erano presenti tutto il consiglio comunale al completo, il maresciallo dei carabinieri Giacomo Indelicato, il comandante della polizia municipale, la Protezione Civile. “E’ la seconda volta, dopo la mia elezione a sindaco – ha spiegato Silvana Alberio – che ha l’onore di inaugurare una via dedicata a un sacerdote. La prima è stata al parroco di Gavirate don Tiziano Arioli, ora a don Felice, parroco di Oltrona dal 1954 al 1995. Ci deve essere una ragione perché due comunità si ritrovino davanti al ricordo di due religiosi. Sono riconoscente al comitato che ha voluto questa intitolazione. Non poteva mancare per uomo che ha fatto così tanto per tutti”. “Dalle pagine del Chronicon – è intervenuto il parroco don Piero Visconti – è emerso che l’arrivo di don Felice ad Oltrona è stato pieno di difficoltà, poi, però, col passare degli anni è diventato “un idolo”. Segno di grande tenacia”. Alla fine la voce della cognata di don Felice, Luigia, rotta dalla commozione: “Grazie a tutti voi. Siete stati la sua famiglia, i suoi affetti”. E un grande applauso si è alzato dai tanti presenti.
Federica Lucchini