LUVINATE GARIBALDINO
La battaglia di Varese del 26 maggio 1859 in presa diretta. Natalina Avigni Conti, storica maestra di Luvinate, ha un privilegio particolare, che risale alla sua infanzia: quello di aver ascoltato dal nonno – classe 1850 – conosciuto in tutta la Provincia come il “Giuvanin di Ciott”, agricoltore e merciaio ambulante – il racconto dell’evento, di cui lui era stato diretto testimone. “Gli era rimasto un ricordo indelebile di questa esperienza che definiva la più grande avventura della sua vita – afferma – Nonostante l’età avanzata – quando morì aveva 87 anni – la memoria non lo tradiva. Era un bel vecchio maestoso con un po’ di spavalderia perché calzava sempre un colbacco alla modo garibaldina. Sul più bello del racconto tutti cantavamo in coro ritmando coi piedi sul motivo garibaldino: “Quando i tedeschi partivano da Varese/ dal campanile miravan col cannocchiale/ dagli la mossa al nostro Garibaldi/ daghela avanti un passo/ delizia del mio cuor/. Ne foeura d’Italia/ ne foeura zucuni/ ne foeura d’Italia/ che chi cumandum nunc//”.
Natalina ricorda ancora la mani del nonno che tremavano – non solo per l’età – quando su fazzoletti che aveva conservato indicava ai nipotini i personaggi storici del Risorgimento e al centro la cartina della Sicilia e del Veneto. Lei nel 1959 ha scritto l’esperienza garibaldina del nonno in un libro, distribuito agli alunni e stampato a cura dell’allora amministrazione provinciale di Varese dal titolo “Una storia di cent’anni fa”. Perché proprio martedì 23 maggio 1859 ebbe inizio l’avventura del nonno, mentre assieme ai piccoli amici Giosué e Sandrino, al monastero di Luvinate, gareggiavano scalzi “con le braghette sotto il ginocchio e il fondo a toppe multicolori” ai “ciapitt”, avendo scelto dal mucchio delle stoviglie rotte dei cocci fiorati e li tiravano cercando di superarsi l’un l’altro”. Improvvisamente sentirono il rumore di un galoppo sulla strada che portava a Varese: erano i garibaldini con lunghe sciabole e fuciloni con baionette a triangolo. I ricordi di Natalina si intrecciano con il suo scritto: fu il nonno-ragazzino a condurre l’ufficiale alla Turascia, una struttura antica, ora scomparsa, su cui l’uomo salì per vedere il campanile di san Vittore a Varese. Vi sventolava una bandiera tricolore. “Bene! – disse il militare – E’ segno che gli austriaci se ne sono andati. Faranno i conti a Milano con l’esercito piemontese. Tu grida con me: “Viva l’Italia!”. E iniziò l’avventura di Giovanni Ciotti che entrò in Varese al seguito dei garibaldini, sotto la pioggia. “Vedrò da vicino Garibaldi – pensava – I miei compagni, quando lo sapranno, avranno invidia di me, della mia fortuna; io sarò il loro capo ed essi mi ubbidiranno”. Le difficoltà per lui e l’amico Sandrino iniziarono subito, senza la presenza dei genitori. “I fanciulli – riprende Natalina – mangiavano, piangevano e si pulivano il moccio vergognosi con la manica della camicia. “Li conosco! – esclamò un garibaldino, scrutandoli con un tizzone acceso in mano – Questo – e indicava Giovannino – ci ha fatto da guida. Vuoi stare con noi? Vuoi essere un garibaldino anche tu? Vieni, dormirai accanto a me e domani si vedrà”. L’indomani i due ragazzini si trovarono con le giubbe piene di cartucce: “Ehi “cit”! – esclamò un garibaldino – hai cartucce? Caricami il fucile!”. Furono momenti carichi di emozione e di paura. Sandrino venne ferito e non poté assistere al passaggio di Garibaldi. Ma Giovannino sì. “Per non perdere lo spettacolo si era ficcato nella ressa e si aggrappava in punta di piedi agli adulti per farsi più alto. Allora un omaccione lo accontentò ficcandolo sulla cima di un pilastro dal quale, come su di un palco d’onore, poté salutare il generale quando gli caracollò davanti con il cavallo. “Viva Garibaldi!”, urlava. Il generale lo vide, trattenne l’animale e gli sorrise: “Viva l’Italia “Figioeu”, gli mormorò. Per l’emozione il ragazzo quasi cadde e corse in ospedale a raccontare tutto all’amico”.
La narrazione di Natalina continua ad essere avvincente fino a giungere all’incontro del nonno con il padre, arrivato a Varese alla sua ricerca con il “Pin”, il loro asinello. E si conclude con l’orgoglio paterno: “Francesco lo osservava, quasi compiaciuto, ritto sul carretto con le redini in mano: era ormai alto il suo figliolo, bruno e magro e il viso volitivo rivelava il carattere dell’uomo che sarebbe diventato”.
Federica Lucchini
BESOZZO INONDAZIONE CASA
E’ successo per la seconda volta e anche questa volta lo spavento e i danni sono stati considerevoli. Marco Stievano indica sui muri del pianterreno della sua casa in via Stocchetti il segno che ha lasciato l’acqua, durante il maltempo di venerdì scorso, penetrando e raggiungendo i 20 cm. di altezza. Già molte suppellettili sono state eliminate perché rovinate dal fango. La causa di tutto questo è legata al corso d’acqua della valle detta “della Beverina”, in località “Cascatelle”, di fronte a casa sua. Già il 26 dicembre 2013 era esondato trasportando detriti nella sua abitazione. Anche ora nello scendere rovinosamente ha portato con sé i rami dei boschi circostanti bloccati da una paratoia all’altezza degli argini, sollevando così l’acqua che in abbondanza è entrata nelle casa. C’è voluto l’intervento di un addetto del Comune che con grande abilità è riuscito a far di nuovo scorrere l’acqua nel suo alveo naturale. “Abbiamo ormai esperimentato di persona il pericolo costituito da questo torrente durante il maltempo – spiega – E’ necessaria la sua manutenzione e un intervento che risolva comunque questo problema, con la presenza di un’altra griglia ferma – fango, per trattenere i corpi estranei all’acqua “.
“Tra le 13 e le 14 di venerdì scorso su Besozzo sono scesi circa 170 mml di acqua – spiega l’assessore Gianluca Coghetto – una vera e propria bomba d’acqua. Prima di allora la situazione era sotto controllo. Memori degli eventi calamitosi dello scorso novembre, durante i quali abbiamo avuto crolli, allagamenti e interruzione della viabilità locale, abbiamo monitorato tutti i punti critici. La località Madrèe, il ponte sul Bardello, le frazioni di Cardana, Bogno, Olginasio erano sorvegliati speciali. Dopo il disastro, per contenere il quale non c’è stato nulla da fare, la viabilità statale è stata interrotta, le richieste di intervento per allagamenti di privati sono scattate alle stelle. Tra i danni subiti alle strutture pubbliche – continua Coghetto – vi è l’allagamento della sala letture e il cedimento di alcuni tratti di fognatura perché in pressione. E’ chiaro che, avendo le fognature piene d’acqua, molti cittadini hanno visto ritornare l’acqua nelle loro abitazioni. Per quanto riguarda la proprietà di Marco Stievano siamo passati alle ore 10 e i nostri uomini hanno rimosso e pulito le griglie; alle ore 12 il livello del torrente era alto, ma ancora con un buon margine di sicurezza. Poi è scoppiato l’inferno e il torrente è tracimato sulla strada. Lo scivolo della sua casa è a quota più bassa rispetto alla strada e quindi ha raccolto parte dell’acqua. Alle ore 15 la fase critica è terminata. Abbiamo, quindi, ripreso il controllo del territorio: la situazione era di circa 7 abitazioni allagate, di cui una interessata da fango a seguito del cedimento di un terreno a monte. Di quest’ultima – termina l’assessore – vista la gravità e il livello di pericolosità, ce ne siamo subito occupati, rimovendo il pericolo rappresentato dal fango”.
Federica Lucchini