Visitare la mostra “Albino Reggiori e Venezia”, che si inaugurerà sabato 9 novembre nella sala Lucio Fontana, significa entrare nel cuore del suo percorso artistico, ammirare dipinti a olio, acqueforti che lo hanno gratificato e reso felice. L’esposizione offre l’opportunità di rivivere assieme a lui il momento creativo, “quel suo lavorare di getto -ricorda la figlia Angela- seguendo la fotografia del suo luogo ideale che si era creato nell’animo. Il quadro nasceva da sé, con i ricchi elementi decorativi, orditi sapienti, forme raffinate a completare un concetto di bellezza innata”. La tappa annuale in città era un rito a cui mai si sottrasse anche con la sua famiglia. Sorride Angela al ricordo che lei bambina fu allattata dalla mamma sotto un portico, mentre seguiva il marito perso nelle sue ispirazioni. E’ stato un ciclo molto ricco -un centinaio di quadri- che raggiunse l’apice attorno agli anni Ottanta. Nella sala, a distanza di 23 anni dall’ultima personale allestita nella galleria a Gemonio di Agnese Tunisi, intitolata “Venezie”, saranno in esposizione 19 opere (alcune mai esposte) per la maggior parte olio su tela, due acqueforti colorate a mana dall’artista, una acquaforte e un piccolo disegno. Ogni dettaglio è curato nei minimi particolari, a partire dal luogo scelto per l’esposizione che si intreccia con la figura di Fontana e che ha una forte carica spirituale. Qui si è vissuto d’arte con intense relazioni tra artisti, mecenati, intellettuali. Un humus fecondo che ben si confà con le creazioni di Reggiori. L’introduzione nel catalogo di Patrizia Foglia, storica dell’incisione e critica d’arte, intitolata “Meraviglie armoniche di segni gotici” ci accompagna alla scoperta di un uomo in dialogo con il mondo, “la cui opere non sono illustrative, ma tangibili, nelle quali quell’emozione creatrice che l’opera deve trasmettere si sente vibrare in un afflato carico di sacralità”. La critica si sofferma sulla religiosità interiore che muove Reggiori e che armonizza il tema scelto con la capacità manuale e l’ispirazione. Aspetti che hanno una carica emozionale dirompente. E’ bello ricordarlo in quello spazio magico che era il suo studio a pianterreno nella sua casa a Mombello con la maestria del “genius loci”. In quel caos creativo ci si sentiva in una dimensione tutta particolare: quella dell’”homo faber” che sapeva far emergere la sua creatività attraverso quell’esercizio sapiente delle mani. La mostra, organizzata dall’associazione culturale “il borgo di Lucio Fontana” con il patrocinio del comune di Comabbio, resterà aperta fino al primo dicembre, con il seguente orario: sabato e domenica 10,30/12,30 – 16/18,30. Ingresso libero. Catalogo disponibile in sala mostre.
Federica Lucchini