Simboli e amici, venerati dagli antichi. Gli alberi scandivano il tempo con le loro caratteristiche vitali, diverse a seconda delle specie e dell’adattamento che essi si impongono per vivere al meglio nell’ambiente in cui sono radicati.
Il sempreverde, colorato dalla speranza e illuminato dalla gioia, divenne simbolo della nascita del nuovo Anno, salutando senza addormentarsi ne perdere i suoi colori, il lungo e freddo inverno che lo attende inesorabile.
Poi con la primavera, i fusti più dritti con la nascita dei germogli più precoce, venivano portati in processione, simbolo dell’inverno superato e della rinascita naturale imminente.
C’era il lato simbolo di festa, gioco, desiderio, fatica, forza e perseveranza. Questo era l’albero della “cuccagna” tradizione contadina ormai al tramonto a causa della sua difficoltosa attuabilità. Certo che in pochi, in tempi moderni, si divertirebbero ad arrampicarsi su un palo unto di grasso per poter raggiungere un salame o un prosciutto. Troppa fatica, ma forse anche troppa semplicità istintiva. La classica prova di forza e coraggio che tanto serviva per vivere la dura esistenza contadina, ove l’uomo doveva sudare, anche in tempi di festa, per dimostrare il suo valore e la sua perseveranza e forza per guadagnarsi il pane.
Il tiro alla fune è un altro esempio di gioco di forza e resistenza. Anche questo gioco sempre meno praticato.
Ma torniamo agli alberi e in particolare all’albero della cuccagna. Ogni sagra paesana, all’ombra di un campanile o di un palazzo di piazza del popolo, proponeva questo rito di antiche origini. Solo i più forti e i più abili potevano guadagnarsi il pane. Il modo migliore di dimostrarlo lasciando inconsciamente un senso di tranquillità nella propria famiglia, era sfidare un tronco, da sempre simbolo di vita in condizioni avverse (sempreverde d’inverno) o forza di rinascita (primi germogli di primavera). Sfidando gli amici alberi si andava verso il cielo e si guadagnava la cosa più importante: la sopravvivenza.
Dai sü che te ghe le fet
Fa vidè chi te set
Rüza cunt i gamb
Anca se te sbrissighet
Varda sempar in alt
Tegnas cunt i pe
Forza cunt i brasc
Dai ammò un cicinin
Tegn d’acunt ur fiaa
Dai, te set rivà…
Brau, te purtà a cà
Un bel salam da mangià!
Diana Ceriani