Un artista che dipinge tele di una bellezza insperata. Il suo nome è: “lago di Varese”. Sì, è proprio così. Lo hanno dimostrato ieri (23 maggio) al chiostro di Voltorre gli alunni di quinta della scuola Montessori di Varese durante la presentazione della mostra “Naturografie – Le tele nel lago di Varese” alla presenza degli insegnanti, dei genitori e dell’artista toscano Roberto Ghezzi. La proposta di quest’ultimo di immergere le tele nel lago lasciando che venissero lavorate dalla natura non ha escluso l’insegnante del laboratorio artistico, Giovanna, e i co-artisti, cioé i ragazzi. Sono stati loro che, forti dell’esperienza della costruzione di una casetta di bambù nella cascina di un bosco, per capirne le fasi di progettazione e nel contempo immergersi nella natura, hanno fatto sì le tele facessero emergere ciò che il lago stava creando. Sono stati loro che hanno deciso il luogo, il materiale e il tempo: se scegliere un tratto di riva sabbiosa o vicino ad un ruscello dove immergere la tela di lino, di seta o di cotone, preparata con la colla di coniglio. E sempre loro hanno deciso quando era ora di toglierla dall’acqua: “Hanno avuto la pazienza di aspettare che la natura lenta e delicata lasciasse il suo segno”, ha spiegato la maestra. L’interazione tra loro e la tela è terminata con il fissaggio mediante una resina. “La tela mi ha rappresentato nei momenti in cui sono positivo, che corrispondono alla parte bianca con i sassolini e nei momenti in cui sono più caotico dando vita ad una parte più animata”, spiega Luca. Tutti i suoi compagni si sono dimostrati altrettanto soddisfatti, Diego, Edoardo, Gianluca, Indro Davide, Luca, Margherita, Stefano, Thomas, Tomaso e Luca. Questo percorso va nell’ottica della scuola Montessori di aiutare i ragazzi a fare da soli per muoversi verso la costruzione della propria autonomia. “E’ infatti una scuola di metodo -spiega la responsabile Elisabetta Bellini- che rivolge l’attenzione al singolo nell’ottica del non giudizio, della libera scelta del lavoro e del rispetto per costruire un percorso di autoeducazione partendo dall’interesse del ragazzo”.
Federica Lucchini