Un addio contrassegnato da un gesto di grande solidarietà: tale è stato quello di Adriano Amenta, 52 anni, l’operaio della Whirlpool che ha perso la vita in un incidente a Ternate, la settimana scorsa. Nella chiesa di san Michele a Voltorre, ieri, durante le esequie, sono risuonate le parole del parroco don Maurizio Cantù: “E’ bellissimo il gesto scelto dalla moglie Lorena e da tutta la famiglia di trasformare questo momento di dolore in una occasione di solidarietà verso i bambini con disabilità e le loro famiglie, spesso lasciate sole”. Un gesto di vicinanza concreto, devolvendo delle offerte. Adriano continua dunque, a seminare speranza. In un edificio che non è bastato a contenere tutti i presenti (all’esterno altrettanti sono stati in piedi durante la cerimonia) questa parola “speranza” è stata più volte ripetuta dal sacerdote, richiamando l’esperienza della sera precedente, dopo la recita del rosario all’esterno dell’oratorio “San Luigi”, altrettanto gremito: “Mi ha colpito tra le testimonianze la descrizione di come Adriano sapeva abbracciare gli amici (“Faceva quasi male per dimostrare il suo affetto”). Quanta speranza c’è in un abbraccio?”. E don Maurizio ha proseguito nel solco della vita di Adriano: “Quanta speranza c’è in una coppia di sposi che sceglie di avere dei figli (ndr. Nicolas, Alessandro, Daniel)? Quanta speranza c’è in un uomo che lascia la sua bellissima terra (Sicilia) per venire a vivere con la sua fidanzata e sposa in un posto che non conosce? “Quanta speranza c’è in una persona che non rinuncia alle sue passioni per paura di farsi male? Credo proprio -ha continuato- che sia Adriano che di fronte alla sua morte ci stia spingendo oggi a sperare, ad avere questa intima e profonda virtù della speranza”. E questa parola ha fatto bene, perché gli occhi ieri erano gonfi di lacrime, ancora increduli di una simile tragedia. Nutrita la rappresentanza della Whirlpool che ha effettuato una colletta in denaro da donare alla famiglia. Già la sera precedente in oratorio era stato esternato da un rappresentante della ditta quale vuoto rappresenti la sua scomparsa. “Un grande lavoratore -ha detto all’uscita di chiesa un suo superiore- onesto, con rapporti ottimi con tutti”. Un applauso lo ha salutato al termine della cerimonia. Poi c’è voluta la pioggia perché la gente si disperdesse, quasi che stando assieme si sentisse ancora la sua presenza. “In questa settimana -ha detto una amica a nome della famiglia, la sera dopo il rosario- tutti noi abbiamo ripercorso le nostre vite e abbiamo rivisto nella nostra mente i momenti che ci hanno legato a lui. Ed è così che lo abbiamo fatto conoscere a tutti voi: un papà adorato, un uomo responsabile verso la famiglia, un lavoratore in casa e fuori, un appassionato di auto, moto, palestra, di mare e della sua terra. Lo vogliamo ricordare come un ragazzo che quando rideva ti contagiava per forza, un ragazzo che quando arrivava si faceva subito sentire. Per questo, chi lo ha conosciuto, sentirà sempre la sua presenza e la sua protezione viva, nitida e forte come i suoi abbracci”.
Federica Lucchini
“E’ stata la presenza di un’amica del mio fratellino Dany, che ha problemi di disabilità, a far scaturire in noi il bisogno di far nascere un’iniziativa di solidarietà, consapevoli che avrebbe fatto parte dello stile di vita di nostro padre Adriano”. Così Nicolas, il figlio maggiore spiega la scelta della famiglia. Poi, come un fiume in piena, con le parole cerca di liberarsi del dolore enorme che non lo lascia da una settimana e che ieri in chiesa, durante la cerimonia, ha raggiunto il massimo: “Non volevo partecipare -spiega- Troppo dolore in un colpo solo. Poi ho sentito il dovere di andarci perché la mamma aveva bisogno del sostegno mio e di mio fratello Alessandro. E’ stato terribile perché il mio fratellino, di fronte alla bara di nostro padre, si è veramente reso conto di quello che è capitato. Lui non ha mai partecipato a esequie. In quel momento è come se avesse appreso solo allora della scomparsa di papà e il suo è stato un pianto incontenibile. Piangeva come mai visto prima. E’ stato poi veramente difficile seguire la bara in chiesa: avevo il cuore che scoppiava e tutti mi guardavano. Ringrazio tutti per la vicinanza ma ascoltare la parola “condoglianze” e tutto quello che i presenti sentivano l’esigenza di dirmi per affetto è come se mi fossi spento, avessi attorno un vuoto. Allora -termina- ho deciso di portare via mia mamma e mio fratello per proteggerli da una esperienza che sarebbe divenuta invivibile”. Chi volesse partecipare alla donazione aperta dalla famiglia per i bambini disabili e delle loro famiglie in difficoltà può aprire il sito: https://togethertogo.org/sostienici/privati/campagna/.
Federica Lucchini