Una partnership che vede la presenza del Mozarteum di Salisburgo, del Conservatorio Reale del Belgio, del Conservatorio dell’Aja e di quello di Colonia: è un fiore all’occhiello per l’Associazione Musicale Villa Bossi aver dato avvio a questo sodalizio che sviluppa progetti per giovani musicisti nel mondo. “Magnifici musicisti a cui si vuole offrire opportunità adeguate alle loro capacità. Una di queste l’abbiamo denominata “Viaggio in Italia”, sulle orme dei Grands Tours dei secoli scorsi in cui la nostra terra era una tappa fondamentale. Verranno qui a Villa Bossi i giovani del Mozarteum a marzo per l’esecuzione della quinta sinfonia di Gustav Mahler Malher e a fine maggio i giovani di Colonia”. Guido Bizzi, “genius loci” di questa elegante dimora, edificata tra il Cinquecento e il Settecento, e il cui fondatore Bernardo Bossi nel XVI secolo gestiva la vendita del sale ai pescatori, illustra così una delle iniziative che fanno da sfondo a questa realtà musicale a respiro internazionale nella quale il prestigio è di casa. La presenza della moglie Luisa e dei figli ha dato ancora maggiore vigore a questa “casa bottega”, come la definisce simpaticamente riferendosi all’attività del primo proprietario della villa. Qui ora si creano liuti, frutto di un’esperienza quarantennale; si creano clavicembali, di cui la Bizzi è un leader a livello internazionale, polo di riferimento per 47 Paesi. E’ affascinante la storia dell’ingegnere Guido la cui vita lavorativa è trascorsa all’insegna degli impianti industriali, di trafilatura dell’acciaio, senza mai abbandonare una passione nata da una folgorazione al tempo degli studi al Politecnico di Torino, quando andò ad ascoltare la corale universitaria, diretta da Roberto Goitre, che eseguiva la Messa di Palestrina. Al termine dell’esecuzione decise: “Questa deve essere la mia vita!”. Diede, quindi, origine alla Camerata Polifonica di Torino, formata da quattro giovani, che necessitava di strumenti antichi per eseguire musica medievale, rinascimentale, barocca. Sono stati tempi di approfondite ricerche filologiche, organologiche e nel contempo di cura della voce da tenore/baritono. Un viaggio a Berlino, mentre lavorava per un azienda del gruppo Pirelli, fu fondamentale per l’incontro con Gunter Korber, costruttore da lunga data di strumenti come i cromorni, le bombarde, le dulciane, i flauti dritti e traversi, gli striduli. “Ho importato in Italia questi strumenti, creati da e con lui -spiega- per l’ensemble di musica antica che avevo creato nei primi anni Settanta al quartiere chiamato “L’isola” a Milano. Furono anni favolosi: cinque giovani che per le loro esecuzioni al Teatro Verdi ebbero critiche straordinarie. Nel laboratorio “del Leonardo”, il falegname del quartiere, noi stessi costruivamo gli strumenti, partendo dalla selezione e dalla stagionatura dei legni”. Nacque così la Scuola di Liuteria, una delle più belle iniziative che fecero del laboratorio di Bizzi, una delle più vivaci realtà culturali della Milano di quegli anni. La richiesta dell’ingegnere all’allora assessore all’educazione Maria Luisa Sangiorgio di coinvolgere i ragazzi del quartiere nella costruzione di strumenti sfociò nella istituzione della Civica Scuola di liuteria di Milano, unica in Italia, assieme a quella molto più antica di Cremona. Negli anni Ottanta l’opportunità per Bizzi di restaurare la collezione di strumenti musicali del Teatro della Scala lo ha condotto alla conoscenza di Grant O’ Brien, direttore della Russell Collection di Edimburgo, uno dei più importanti costruttori di clavicembali del mondo. Così negli anni Novanta è nata la “Bizzi strumenti storici a tastiera” che prosegue a Bodio la sua straordinaria esperienza, sotto la direzione del figlio Lorenzo, assieme alla liuteria che dall’anno scorso ha ripreso vita. Così in questi spazio grazie anche al restauro dei pianoforti, le master class, le incisioni di CD e i progetti europei, coordinati dal figlio Vittorio, ferve la vita creativa di giovani che costruiscono “serpentoni”, gusci di liuto, intagliano i ricci con legni selezionati della foresta di Val di Fiemme e Paneveggio. “E’ lo straordinario vantaggio dell’artigianato italiano: qui nella nostra terra c’è tutto e di grandissima qualità”.
Federica Lucchini