Stare con i giovani, parlare con i giovani, confrontarsi con i giovani, percorrere ogni giorno insieme una parte del cammino della vita è qualcosa di veramente straordinario, che solo chi ha provato sa cosa vuol dire. Nella scuola c’è l’anima del mondo, un fluttuante sistema di esperienze, consigli, incontri, confronti, scoperte, sperimentazioni, programmi e obiettivi.
La scuola è un grande laboratorio da cui emergono stili, metodi, anime, voci, pensieri e dove spesso la narrazione va di pari passo con l’evoluzione di un mondo che non finisce mai di stupire, di regalare ghiotte occasioni di conoscenza e di sapienza. A scuola s’impara a smontare per costruire, per mettere ordine in quel turbinio di idee e pensieri che alimentano la fonte del sapere. E’ bella quando non è ripetitiva, fiscale, scontata, quando risveglia invece di pianificare, quando si ricorda che la vita è in perenne movimento e che una costituzione per quanto storicamente bella e socialmente utile è sempre soggetta alle mutazioni e alle interpretazioni di un’intelligenza che opera costantemente in chiave dinamica.
Nella vita della scuola ci sono energie e forze che s’incontrano per rilanciare nuove armonie e nuovi equilibri sui quali fondare l’economia di una cultura che stimola, sollecita, ravviva e armonizza. E’ a scuola che il nostro spazio si definisce, assumendo identità e dignità, è passando attraverso la scuola che la società detta le sue regole diventando paladina di valori e di esperienze, è nella scuola che i colori risaltano per quello che sono, nella loro luce naturale, quella che è toccata in sorte a ciascuno perché ne rendesse merito. Una società rinasce sempre dalla scuola, si forma quando la parola s’incarna per rendere più agevole la capacità di indagare quel variegato sistema delle relazioni che anima il nostro io. Di scuola se ne dovrebbe parlare di più. Dovremmo sorprenderci a pensarla e a ricordarla, rimettendo al centro la bellezza di quei rapporti umani che sono la rivincita sulle aridità e sulle desertificazioni della vita. Di scuola si dovrebbe vivere sempre per mantenere solleciti i rapporti interpersonali, per approfondire i dinamismi di un sistema che si apre sempre di più al dialogo e al confronto. La scuola è un tempo indefinito, dove insegnante e alunno procedono, permettendo all’insieme di convergere, di fare posto a quel volto sorridente di chi scopre strada facendo il senso di un amore disinteressato, attraverso il quale l’insegnamento e l’apprendimento diventano bene comune, aperto a chiunque voglia esprimere il suo livello di convivialità.