C’è un motivo in più per visitare il museo dell’isolino Virginia, E’ stato collocato un telaio, visibile fin da oggi, nella sala che ricostruisce l’interno di una abitazione neolitica. Il patrimonio, che ci permette di comprendere appieno la vita domestica di 5mila anni fa, è arricchito dunque di un nuovo elemento, grazie all’opera dell’archeologo ricostruttore Cristiano Brandolini, che dal settembre 2019 ha dato vita, nella sala posta al primo piano, ad un ambiente unico. Se si avesse l’opportunità di incontrare i nostri antenati, lui riuscirebbe subito a entrare in sintonia con loro: ha riprodotto fedelmente tutti gli oggetti, in base all’analisi e allo studio di tutti i materiali ritrovati nelle campagne di scavo effettuate finora. Ha compreso nei particolari il loro modo di lavorare, rifacendosi, come nel caso di questa ultima ricostruzione, in mancanza di immagini reali, alle rappresentazioni artistiche rinvenute sulla pietra in Valcamonica. Assieme al legno, ha utilizzato la terracotta per creare i pesi che tengono in tensione i fili di lino naturale: 240 per una trama semplice. Naturalmente non mancano le fusarole per realizzare il filo e la spoletta per iniziare a tessere. “Il telaio è funzionante, ma non si può toccare -spiega Brandolini, che collabora con i Musei Civici di Varese, di cui quello di Biandronno è il distaccamento, su progetto della Cooperativa Gulliver, gestore dell’isolino– Verrà solo usato in alcune lezioni di didattica”. E accenna, non con poca rabbia, a chi, entrando nella sala, durante le visite, ha già effettuato vandalismi: “Ogni oggetto è stato incollato su un supporto per evitare che, urtandolo inavvertitamente, possa cadere. Ebbene, c’è stato chi volutamente ha faticato a staccarlo!”. Ma non per questo il suo lavoro si arresterà: è prossima la collocazione della “pintadera”, risalente al Neolitico medio (quinto millennio a. C.) che veniva utilizzata per imprimere disegni sulla pelle umana con l’ausilio di sostanze coloranti. Si ipotizza potesse essere utilizzata, ad esempio, per decorare le stoffe o marchiare il pane. Intanto, i visitatori hanno potuto ammirare il ricco vasellame, la macina, la sezione della pesca con le reti, i pesi, i galleggianti, gli arpioni. Significativo anche l’angolo dedicato all’arceria rappresentato dagli archi, dalle frecce, dalla faretra a cui va aggiunto un propulsore con le zagaglie, un attrezzo da caccia grossa, quando le prede erano gli orsi e le punte di selce scheggiate e ritoccate non sarebbero bastate per ucciderlo. Brandolini completerà con alcuni recipienti in ceramica e strumenti per lavorare la selce. “Erano uomini intelligenti e capaci gli antenati del Neolitico -conclude Brandolini- Il telaio non è un manufatto semplicissimo. Ne sono stati gli iniziatori e il loro modello è durato fino all’anno Mille, poi sono stati aggiunti alcuni accorgimenti tecnici”.
Federica Lucchini