“Chiude il Furiga!”. La notizia risale a mesi fa, e subito ha fatto scalpore, tanto questa realtà commerciale di via XXV aprile, legata all’abbigliamento, è radicata in Gavirate: come negozio dal 1945, e come attività ambulante qualche anno prima, quando Giovanni, classe 1912, conosciuto come “Giuann Muschin”, padre degli odierni gestori, i fratelli Angela ed Ernesto, andava in giro con la bicicletta a vendere, anche nei paesi limitrofi. le stoffe. “Allora di abiti confezionati non se ne parlava. C’era la guerra”, sottolineano i fratelli, entrambi insigniti nel 2010 dell’ “Aquila d’oro”, il riconoscimento della Confcommercio per i “maestri nel commercio”. Loro hanno imparato i “rudimenti” del mestiere dal padre, direttamente in casa: la cucina del primo negozio, aperto sempre in via XXV aprile, era adiacente il locale di vendita dove, in quegli anni, cominciava a diffondersi l’abbigliamento, qualche maglione, le camice, rigorosamente verdi, bianche, azzurre. Quindi i due allora bambini quotidianamente avevano lezioni di osservazione: “I miei migliori amici sono i clienti”, ripeteva spesso il padre. “Ricordo che quando ero bambino le tredicesime venivano consegnate il 22 dicembre -dice Ernesto-. I due giorni successivi erano inimmaginabili talmente era il lavoro. Poi i clienti hanno cominciato ad acquistare a credito e la situazione si è acquietata”. Nel 1970 i due fratelli hanno rilevato l’attività paterna nel negozio attuale, allora una nuova costruzione, dedicandosi all’abbigliamento, inizialmente anche per bambini. Andare dal Furiga è sempre stato una garanzia: tagli classici “cercando il meglio al minor prezzo”, afferma Angela. Ha vestito generazioni. “A noi non devono chiedere le misure. Quando entrano i clienti li vediamo già vestiti, quindi c’è anche velocità nell’acquisto. Sappiamo che vengono per trovare quello che cercano”, sottolineano. Cinquantadue anni in cui non hanno mai chiuso per ferie, che non sono mancate per loro mettendo in atto l’alternanza, ma volendo così sottolineare la passione per l’ attività. Oggi entrare dal Furiga non si può non rimanere stupiti: gli scaffali sono semivuoti, se non vuoti, dove un tempo regnava l’abbondanza nell’ordine che i due fratelli avevano stabilito: appesi gli abiti da uomo, da donna, i maglioni, le scatole ben impilati, la vetrina sempre rinnovata. Qualità duratura (un capo del Furiga lo si indossa per diversi anni) e quantità. Passione e competenza. Sorrisi e gentilezze. Mancano pochi giorni alla chiusura definitiva, che avverrà il 31 dicembre prossimo. Quando saranno abbassate quelle saracinesche, ai tanti clienti, che hanno esternato in più modi il loro dispiacere e nel contempo la loro gratitudine, mancherà il punto di riferimento.
Federica Lucchini