L’impressione è che l’educazione, intesa come capacità di tirar fuori il meglio da ognuno, sia volata via, respinta da un mondo che non l’ama, che preferisce fare da sé, senza l’aiuto di valori, principi, regole, una visione anarchica della vita insomma, dove ognuno fa quello che gli pare. Il problema è che il mondo adulto, cui spetta il delicatissimo compito di lasciare una testimonianza, non testimonia, non solo, ma si è completamente dimenticato che i figli sono allo sbando, non hanno obiettivi, non sanno come liberare positivamente quelle energie che sono parte integrante del loro patrimonio giovanile. Uno dei più grandi problemi educativi della società in cui viviamo è l’immaturità di genitori che lo sono diventati per impulso edonistico, ma che non sanno e qualche volta fanno finta di non sapere che cosa significhi paternità e maternità, quali compiti abbiano nel delicatissimo incontro con la vita. Viviamo un periodo determinato da cedimenti di natura strutturale che non aiutano chi bussa alla porta della conoscenza di sé e del mondo esterno. Il sistema educativo, in particolare l’aspetto formativo, è quasi del tutto inesistente: la società non è più in grado di proporre modelli accettabili e quando cerca di farlo viene rifiutata, perché giudicata inadeguata. E’ molto difficile far passare principi e valori che non trovano riscontri diretti nella vita di tutti i giorni. La famiglia sta attraversando uno dei momenti più difficili della sua storia e in molti casi brancola nel buio. A uno a uno sono caduti quei principi e quei valori sui quali è stata costruita, come onestà, fedeltà, rispetto, sussidiarietà, sacralità. Siamo passati da una cultura della vita fortemente clericale a varie forme di liberalismo liberticida, ci troviamo nella condizione di chi non sa più come gestire quella libertà che qualcuno ha conquistato sul campo con tanta fatica e tante rinunce. C’era da aspettarselo, perché la libertà è un grandissimo strumento emancipativo, ma occorre conoscerlo molto bene e saperlo gestire. Occorre soprattutto trasformarlo in collante comunitario, perno sul quale e attorno al quale sviluppare e consolidare unione e coesione, collaborazione ed evoluzione. Di libertà si è parlato tantissimo in termini di affrancamento dalla tirannia, ma non se n’ è parlato abbastanza come elemento di emancipazione morale, di conquista etica, di capacità di saper guardare dentro la storia con spirito rigenerativo. In molti casi il concetto di libertà è stato anestetizzato, cementificato, è stato ridotto in schiavitù per liberare varie forme di repressione e di frustrazione. Ancora oggi molti genitori non sanno quanto male possa generare, nella crescita dei propri figli, una libertà scriteriata, senza limiti, anarchica, incapace di creare maturazione, civiltà, educazione. Spesso i figli ricattano i genitori, li usano, ne fanno dei paladini delle loro trasgressioni, li ostentano come protettori di iniquità, come se la difesa a oltranza fosse l’unico mezzo a disposizione per valorizzarne l’immagine. Il vero problema di oggi è che bisognerebbe rieducare la famiglia, obbligarla a un percorso rigenerativo di assunzione di senso di responsabilità. Una gioventù senza valori solidi, senza chiare indicazioni educative è destinata al fallimento. Quanto conta la scuola nello sviluppo educativo di una società? Tantissimo. La scuola sarà buona se saprà coniugare educazione e formazione, se saprà istillare lo spirito della ricerca interiore, se saprà aprire la cassaforte della vita, consentendo alle nuove generazioni di guardare avanti senza perdere mai di vista i valori fondamentali che alla vita sovrintendono per custodirla e promuoverla. La scuola diventa tale se impara a riconoscere quell’immenso patrimonio di valori che alberga nella vicenda umana, se sa cogliere l’energia positiva delle cose, se sa stimolare e intraprendere la via della conoscenza senza orgoglio, ma con la consapevolezza di essere parte fondamentale nella vita personale e comunitaria dei cittadini. Una scuola che educa poco e male si pone al di fuori del contesto sociale, non crea spirito comunitario, viola sistematicamente i legami che uniscono le persone, che le fanno sentire unite sulla via della costruzione del bene comune. Mentre la politica occupa il suo spazio quotidiano, disquisendo sulle vicende migratorie, la società soffre di varie forme di inadempienza, della non volontà di affrontare seriamente i problemi di un mondo giovanile allo sbando. In molti casi basta poco per capire, basta fermarsi a guardare, a osservare, ad ascoltare, basta rinunciare anche solo per un attimo a varie forme di egoismo per vedere come batte il cuore del mondo. Si tratta di un cuore stanco, incapace di esprimere la propria naturale vocazione alla gioia e all’entusiasmo, un cuore che invece di promuovere e valorizzare scappa per salvare la propria omertà. L’intelligenza ha un ruolo fondamentale in tutto il sistema educativo,ma deve essere costruita, promossa, coltivata, osservata, orientata affinché possa esprimere la sua immensa energia vitale. Gli esseri umani hanno in sé tutto quanto è utile per vivere e vivere bene, in molti casi mancano del supporto necessario, perché altri si sono arrogati il diritto di sottrarre risorse e possibilità, riducendo in tal modo gli spazi di gestione della facoltà intellettiva. E’ fondamentale tornare a educare con impegno e determinazione, riabilitando la disciplina, l’educazione civica, il rispetto e mettendo le persone, soprattutto i giovani, di fronte alle loro responsabilità. L’autorità deve recuperare la propria identità, la legge deve sovrintendere le relazioni comunitarie, deve far capire che è compito di ogni cittadino collaborare per la costruzione del bene pubblico. Un eccesso di garantismo produce danni irreparabili, perché passa l’idea che all’interno di una certa area d’età si possa fare tutto quello che si vuole. Una società che vuole riemergere deve mettere i propri cittadini di fronte alle loro responsabilità senza mezzi termini, facendo capire che l’equilibrio sociale dipende dalla buona volontà di tutti, nessuno escluso. La famiglia deve tornare a essere vicina ai propri figli, con amore, quell’amore che trasmette sicurezza, entusiasmo, fiducia, rispetto di se stessi e del prossimo, quell’amore che genera armonia, bellezza, capacità di sorridere di fronte allo straordinario dono della vita. La famiglia deve uscire da varie forme di egoismo, deve ricominciare a donare la propria energia vitale, ma soprattutto deve diventare il perno attorno al quale nasce il futuro. Deve tornare a essere educante, deve far capire che ogni conquista è frutto di un impegno a tutto campo, dove non sono ammesse inadempienze e iniquità. Senza l’impegno serio e deciso di papà e mamme ci attendono momenti di grande tristezza, momenti in cui sarà sempre più difficile ritrovare quella speranza nel futuro che ha armato la fede dei nostri padri e delle nostre madri in un passato non molto lontano. In questa battaglia il ruolo decisivo lo giocano i genitori, a loro è affidato il destino del mondo, bisogna che se ne rendano conto, che ritrovino la forza e il coraggio di trasmettere fiducia e speranza nelle giovani generazioni, di aiutarle a costruire un mondo più umano, rispettoso, attento al grande dono della vita che abbiamo ricevuto.