– E’ stata lei che ha sovrinteso ai preparativi dei suoi cento anni, con grande attenzione. La stessa cura che dedica all’abbigliamento e alla sua persona, in particolare in questi giorni di festa. Irma Piombi Sgherbini, oggi (7 marzo) sarà circondata dalla sua bella famiglia, dalle pronipotine Margherita e Camilla, che sono la luce dei suoi occhi. Conserva il piglio energico e la dolcezza della donna dedita alla famiglia, che ha avuto grandi responsabilità. Nata a Viano (Reggio Emilia), ricorda ancora quando durante la guerra era dispensiera in una colonia per i figli degli italiani residenti in Africa. Era lei che aveva la responsabilità delle derrate alimentari in un momento di grande difficoltà. Doveva essere precisa nel controllare il carico e lo scarico, mentre il gruppo di ragazzi si spostava sempre più a nord per l’arrivo degli anglo-americani. Prima a Isorelle di Brescia, dove durante un bombardamento con altre sei persone era riuscita a salvarsi incastrandosi nello spazio angusto di un’ architrave, poi a Dobbiaco, infine a Gallarate. Sorride ancora pensando al fatto che facesse cantare i ragazzi, mentre scaricavano gli alimenti, per evitare che mangiassero, considerata la grande fame di allora. Poi nei giorni della liberazione la richiesta d’aiuto ai partigiani per alleviare la responsabilità troppo pesante di proteggere derrate alimentari che facevano gola a tutti.
Molto colorita la descrizione delle sue nozze: da Busto, dove risiedeva il futuro marito Carlo, conosciuto 40 giorni prima, raggiunsero il paese natale della sposa su un treno del dopoguerra con frequentissime interruzioni per i ponti distrutti e i trasbordi con le barche. Poi la cerimonia l’8 maggio del 1947 nella chiesa di Santa Croce a Reggio Emilia con gli invitati che arrivavano tenendo le torte appese al manubrio.
Nella sua lunga vita Irma ha conosciuto cos’è il dolore perdendo la figlia Carla. Un dolore vissuto con grande dignità, nel silenzio. E ha conosciuto la gioia di essere amata dalla famiglia. Ogni giorno si concede il piacere di leggere il nostro quotidiano.
Federica Lucchini