– “Una distruzione repentina che non lascia nulla se non la cenere, un male contaminante che ha una radice precisa nel razzismo. In fondo a questa strada c’è Auschwitz”. E dentro le parole introduttive di Fabio Minazzi, ieri nell’Aula Magna dell’Insubria, gremita di studenti delle Superiori, ci stava l’immagine della nonna di Andra e Tatiana Bucci che a Fiume nel marzo 1944 si inginocchiò di fronte alla guardia nazifascista per supplicarla di risparmiare dall’arresto almeno le nipotine. Ci sta sempre lei, anziana, sul vagone bestiame costretta con le sue fatiche a utilizzare quel secchio per i bisogni, che toglieva ogni dignità, ci sta il cuginetto Sergio De Simone, morto tra atroci sofferenze, come cavia umana del dottor Josef Mengele.
La celebrazione della Giornata della Memoria, organizzata dall’Università, dal Centro Internazionale Insubrico nell’ambito del Progetto dei Giovani Pensatori con il patrocinio dell’Associazione Figli della Shoah, ha offerto momenti di intenso pathos grazie anche all’intervento degli allievi del Liceo Musicale statale “A. Manzoni” di Varese, che hanno eseguito pezzi a cura di Marcella Morellini, a partire dall’inno nazionale israeliano. Il grande freddo di Birkenau, dove Andra e Tatiana, 4 e 6 anni, erano giunte il 4 marzo del 1944, è stato palpabile nel percepire l’assoluta mancanza di sentimenti dei loro aguzzini, nella costante presenza dei cumuli di cadaveri, fra i quali pensavano ci fosse quello della loro mamma. Le loro voci pacate, ma sofferte, hanno creato un clima d’ascolto molto partecipe. Non inviate al gas perché ritenute gemelle, assieme al cuginetto molto bello (e questo dato era importante per Mengele, si sono salvate grazie ad una “blochova”, una guardiana che voleva loro bene: “Quando vi diranno – chi vuol vedere la mamma faccia un passo avanti – state ferme. Sergio cadde nell’inganno”. La voce di Tatiana ha avuto una sosta di sofferenza quando ha ricordato la sua fine: impiccato ad un gancio da macellaio, dopo esperimenti inenarrabili, assieme ad altri 19 bambini in una scuola amburghese. Significativa e corale la loro conclusione all’insegna della vita: “I nostri nipoti sono la cosa più bella per noi. Abbiamo vinto e loro che ci volevano annientare hanno perso” Altrettanto vissuto l’intervento della scrittrice Maria Pia Bernicchia sulla frequentazione con le due sorelle (“L’esperienza le ha segnate, ma non rovinate”) e il ricordo struggente di quei bambini sacrificati. “Portateli con voi – è stato l’invito – sono splendidi compagni di viaggio. A noi la responsabilità di tenere viva la memoria”. “Andra e Tati – ha spiegato Rossana Veneziano – ci aiutano a conoscere i fatti, avviandoci alla comprensione, onorando con amore le memoria del cuginetto e manifestano empatia e vicinanza per i profughi di ogni terra”. Molto curato l’intervento degli allievi del liceo classico e scientifico “Majorana” di Desio su “la Shoah in Italia, nuovi testimoni”.
Federica Lucchini
Allegato
Sorelle-Bucci-2016